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Analisi

Entusiasmo e pressione: il Milan e lo stadio pieno

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Quando l’8 marzo 2020 il calcio fu interrotto a causa del dilagare del Covid, il Milan era una squadra in difficoltà, con poco carattere e tanta paura, una classifica anonima ed un allenatore, Stefano Pioli, in procinto di salutare la truppa e lasciare spazio al tedesco Rangnick. Sono passati poco più di due anni e quella stessa squadra con quello stesso allenatore è a 3 partite dallo scudetto, un traguardo impensabile all’epoca, realistico allo stato attuale. La serie A riprese a giugno, senza tifosi negli stadi, ed il Milan trovò tranquillità per giocare senza pressioni, scalando rapidamente la classifica.

Cambiamenti

I rossoneri si sono ritrovati proprio grazie a quel vuoto sugli spalti che ha permesso a calciatori in difficoltà (Calabria e Leao su tutti) di emergere senza pressioni e senza ascoltare quei mugugni che a San Siro si sentivano chiari e forti. E il Milan senza tifosi ha raggiunto il secondo posto l’anno scorso, approfittando di quella condizione ma col desiderio di riaccogliere quel pubblico che ora li avrebbe aiutati. E il pubblico è tornato: solo nelle ultime due partite, in 12 mila hanno seguito i rossoneri a Roma, in 75 mila a San Siro contro la Fiorentina, una passione di cui la squadra aveva bisogno.

Aspetti

Certo, una squadra giovane come quella milanista rischia di bloccarsi leggermente di fronte alla trepidante attesa dei tifosi, come del resto accaduto contro il Bologna lo scorso 4 aprile e contro la Fiorentina domenica scorsa. La voglia di vincere si può trasformare in frenesia e ciò è un pericolo, specie quando in palio c’è lo scudetto. Eppure, questo Milan ha fatto vedere anche un’immensa voglia di crederci fino alla fine, di lanciare il cuore oltre l’ostacolo ogni settimana e, in tal senso, un pubblico simile non può che spingere ancor di più i rossoneri. Pioli ha giustamente detto che adesso la squadra non potrebbe giocare senza tifosi, ulteriore segnale di una crescita esponenziale in questi due anni.

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