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Analisi

Milan: un club vincente non ha paura di allenatori vincenti

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Mentre la tifoseria milanista continua a protestare per una stagione andata in malora e per la scelta del nuovo allenatore che rischia di essere l’insulso spagnolo Lopetegui, le riflessioni dell’ambiente rossonero e, più in generale, di quello calcistico, puntano l’indice sulla proprietà americana che gestisce il Milan. Questo perché il gruppo RedBird ed i suoi dirigenti continuano a provare a convincere tutti di voler vincere, salvo poi non concretizzare coi fatti tali propositi, perché non si capisce come possa una società puntare alla vittoria senza elementi vincenti.

Filosofia

Spieghiamo: il secco no ad Antonio Conte che ci raccontano ormai da settimane viene giustificato dal Milan con la motivazione che il club non vuole tecnici accentratori e che vogliano fare mercato, bensì preferisce un allenatore che accetti la campagna acquisti (magari fornendo anche indicazioni sulla tipologia di calciatori da prendere) ma che, sostanzialmente, partecipi e non si imponga. Conte, del resto, come Capello 20-25 anni fa, è un profilo che pretende di scegliere gli uomini che poi dovrà gestire; è un falso che voglia solo campioni, è vero invece che ama fare una lista della spesa.

Interrogativi

Normale, allora, domandarsi: ma una società che sbandiera la volontà di tornare a vincere o, comunque, a competere per i grandi traguardi, come può non confrontarsi e gestire un tecnico di prestigio, magari ingombrante, come Conte, peraltro invocato dall’intera tifoseria? Come può, chi vuole realmente mantenersi ai vertici, non prendere neppure in considerazione l’idea di ingaggiare il miglior tecnico italiano su piazza? Il dubbio che questa proprietà si accontenti di vivacchiare in serie A stando attenti solo a non piazzarsi sesti, a questo punto si staglia come una ragionevole realtà.

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