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Analisi

Milan-Lopetegui: si salvi chi può

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Nonostante il giusto e giustificato scetticismo della tifoseria e gli interrogativi di stampa, opinionisti, ex allenatori e calciatori, il Milan va forte su Julen Lopetegui ed è pronto ad affidargli la panchina rossonera per la stagione 2024-25. Sa Dio perché, direte voi, e in effetti di motivi che avallino questa scelta ce ne sono pochi, praticamente nessuno, a partire dall’età dell’allenatore (57 anni) che cozza col profilo giovane ed ambizioso tanto strombazzato dalla proprietà milanista per il post Pioli, ennesima contraddizione di un club che non ha la più pallida idea di cosa fare del suo futuro.

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Vien da ridere, ma ci sarebbe da piangere, a leggere i motivi della scelta di Lopetegui: rispetto a Van Bommel e a Tedesco, ad esempio, ha già allenato squadre blasonate, ma andrebbe ricordato come sono andate a finire quelle esperienze; a Madrid fu cacciato malamente dopo un 1-5 col Barcellona (ottimo biglietto da visita in ottica derby) e dopo essersi presentato frignando alla conferenza stampa di presentazione col Real perché la nazionale spagnola lo aveva esonerato, soprannominato “El Cagon“. Carisma da vendere, insomma. Via anche dal Porto, unica nota lieta l’avventura a Siviglia.

Rimonta

Lì, Lopetegui ha raggiunto il quarto posto e vinto la Coppa Uefa contro l’Inter grazie anche al re delle finali Lukaku che servì uno splendido autogol nel deserto di una serata d’agosto funestata dal Covid. Ma, onestamente, è troppo poco per un tecnico di quasi sessant’anni che non sembra proprio l’uomo giusto per ridurre quel divario che il Milan ha nei confronti dell’Inter, anche perché non pare avere la personalità per imporsi sul mercato. A volere l’allenatore spagnolo, dunque, sono in pochi: la dirigenza milanista (e manco tutta) e le tifoserie di Inter, Juventus, Napoli, Roma, Atalanta e, probabilmente, anche Lazio, Fiorentina e Torino che fiutano una triste riedizione dell’horror Giampaolo-Milan.

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