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Un Milan piccolo piccolo regala la festa scudetto ai nerazzurri

I rossoneri consegnano lo scudetto all’Inter con un’altra prestazione scellerata. Orrori difensivi e pochezza offensiva, questa la sintesi di una partita da incubo per i tifosi milanisti.

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MAIGNAN – Mani a tenaglia sul primo cross insidioso che gli spiove in area al 16’. Sul secondo, appena pochi minuti dopo, arriva il gol di Acerbi lasciato tutto solo a 3 metri dalla porta. Grande reattività su Mkhitaryan al 38’ dopo un rinvio maldestro di Tomori, ma anche lui macchia la sua personalissima fedina penale con una copertura a dir poco scadente sul raddoppio di Thuram. Nel finale va anche in area di rigore avversaria a cercare il colpaccio ma riesce ad accapigliarsi con Lautaro. La straordinaria prestazione di Sommer dall’altra parte certifica che la grandissima differenza tra le milanesi quest’anno è iniziata dalla porta. 4,5 

CALABRIA – Sommer gli nega la gioia del gol al 37’ con una specie di miracolo. È uno dei milanisti più a fuoco, ma anche troppo nervoso e il rosso nel finale per una sbracciata a Frattesi ne è la certificazione. 5

GABBIA – Incespica nell’inseguimento a Thuram dopo 3 minuti, per fortuna rimedia con mestiere. Ma l’errore più grave è la dormita incomprensibile e inaccettabile in occasione del corner del gol nerazzurro: è suo Acerbi, ma se lo perde e il difensore dell’Inter buca Maignan. La sua prestazione è costellata di una nutrita sfilza di insicurezze, parzialmente mitigata dall’incornata sul palo poi ribadita in rete da Tomori. 4

TOMORI – Vederlo marcare Lautaro a 3 metri di distanza, con una deferenza che lascia basiti, fa davvero impressione, ma fotografa alla perfezione il momento di confusione di Fik, che al 38’ rinvia malamente sui piedi di Mkhitaryan, per sua fortuna ci mette una gran pezza Maignan. Letteralmente imbarazzante nell’azione del raddoppio di Thuram. Accorcia le distanze nel finale con una zuccata da 0 metri dopo un palo colpito da Gabbia. Ma la domanda resta: che è successo al vecchio Tomori? 4

HERNANDEZ – È suo il primo tiro verso la porta di Sommer, ma è una cosaccia brutta che finisce fuori di 10 metri. Al 37’ abbatte Barella lanciato a rete al limite dell’area e rimedia un giallo sacrosanto. Prova a riaprire la partita con un gran sinistro, dopo l’ennesimo controllo sbagliato di Leao, ma ancora una volta Sommer la fa da padrone. Al 62’ riparte con forza ma pecca di egoismo e anziché servire Leao smarcare prova a fare tutto da solo e alla fine perde palla. E nel finale rovina tutto scatenando una rissa con Dumfries che gli vale un rosso diretto. 4

REIJNDERS – Non è tra i peggiori del primo tempo, ma non riesce a incidere e all’alba della ripresa, sotto di due reti, Pioli lo sacrifica per far entrare Giroud. 5

ADLI – Intraprendente fin dalle prime battute e anche con una discreta dose di cattiveria agonistica, tipo quella che sfoggia al minuto 8 quando da solo innesca una rissa contro Barella, Lautaro e mezza squadra dell’Inter. In mezzo al campo però non riesce mai a dare ordine e brillantezza alla manovra. 5

MUSAH – Vivace sulla fascia destra ma i suoi cross finiscono nel vuoto, anche perché lì in mezzo non c’è Giroud. Al 28’ ha una grande opportunità, riesce a partire tutto solo nella metà campo interista insolitamente deserta, serve bene Leao che però non capitalizza. Ancora efficace al 37’ quando mette un pallone invitante per Calabria che non pareggia solo perchè Sommer si traveste da Superman. Nella ripresa un po’ meno sprint e tantissima confusione, fino alla sostituzione nel finale. 5,5

LOFTUS-CHEEK – Invisibile, ma nel vero senso della parola, per lunghi tratti del match. Si fa notare solo quando mette un piedone malefico in un contrasto a metà campo e finisce per lanciare Thuram verso la porta di Maignan. 4

PULISIC – Anche Chris sballottato da un ruolo all’altro, si perde nella confusione offensiva del Milan. Dopo lunghissimi tratti di buio inquietante, al 72’ ha una buona opportunità per riaprire la partita, ma sparacchia altissimo. 4

LEAO – Schierato in una posizione che è la sua, tocca la prima palla al 28’ su invitante assist di Musah: potrebbe fare tantissimo e invece conclude molle tra le braccia di Sommer. Subito dopo ci riprova, frustrato per l’errore di prima, e sparacchia un destro che finisce tra le braccia degli interisti in curva nord. Nel finale di primo tempo ha un’altra occasione per pareggiare, ma ancora una volta si lascia umiliare, stavolta da Bastoni. La prima cosa buona del suo match la fa al minuto 80’ con una torre di testa per Gabbia nell’azione del gol di Tomori. 4

dal 52’ GIROUD – Subentra a Reijnders per provare a dare peso all’attacco rossonero ma non riesce nemmeno a fare un passaggio a due metri. 4

dal 68’ CHUKWUEZE – Morbido come una piuma il pallone che mette sulla testa di Leao dando via all’azione del gol rossonero. Per il resto tanta corsa a vuoto. 5,5

dal 68’ BENNACER – Entra e perde subito un pallone a centrocampo in un duello con Thuram che rischia di involarsi verso la porta di Maignan. Pioli lo butta dentro per mettere ordine ma non riesce neppure a battere in maniere decente uno straccio di corner. 4

dal 77’ OKAFOR – Corsa senza costrutto, questa la sintesi dei suoi 20 minuti scarsi in campo. 5

PIOLI – Alla sua prima partita da “ex allenatore” del Milan, proprio nel Derby, la partita che per 5 volte consecutive ha condannato Pioli all’odio eterno da parte dei tifosi rossoneri. Il dead man walking in panchina tenta un’altra mossa a sorpresa, disegnando una sorta di 3-5-2 atipico, gettando nella mischia Musah dal primo minuto e puntando su Leao punta centrale. Il problema delle disattenzioni, della mancanza di concentrazione dietro, si ripropone in maniera inquietante e infatti, alla prima occasione buona, l’Inter segna su calcio d’angolo (ma va?). Nella ripresa arriva il raddoppio su un tiro senza troppe pretese di Thuram sul quale Maignan si fa trovare fuori posizione. A quel punto inizia la corrida con gialli e rossi distribuiti senza pietà, e nemmeno il gol di Tomori riesce a fermare la festa nerazzurra a casa del Milan. Un’onta che Pioli si porterà sempre con se. 4

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