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Analisi

Milan: la mentalità europea non è una chimera

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Le investiture nei confronti del Milan non sono certo mancate negli ultimi due anni e mezzo, da quando cioè in panchina c’è Stefano Pioli. I rossoneri sono tornati competitivi in serie A ed hanno vinto lo scudetto nel maggio scorso fra la gioia del popolo milanista e lo stupore degli altri che non pensavano in una riscossa così rapida di un club ormai alla deriva da una decina d’anni. La missione della proprietà, adesso, è quella di riportare il Milan anche ai vertici del calcio europeo, impresa assai più complessa vista la concorrenza e le maggiori disponibilità in giro per l’Europa.

Gioco

I rossoneri, va detto subito, non potranno disporre di finanze illimitate come accade ai club inglesi o al Paris Saint Germain, ma può contare su un’organizzazione dirigenziale solida e competente, oltre ad un mezzo ben chiaro per arrivare al traguardo: il gioco. Il Milan di Pioli, assieme al Napoli di Spalletti, ha gli schemi che fra le squadre italiane più si avvicinano a quel calcio europeo che domina le competizioni internazionali; i rossoneri sono veloci e vanno in campo per imporre la propria strategia e mai in modalità attendista, caratteristiche fondamentali per competere nelle coppe.

Limiti

Non sarà facile, però, per la compagine milanista raggiungere certi livelli e, soprattutto, riuscirci a breve, come ha dimostrato la recente trasferta di Salisburgo dove qualche difficoltà è emersa, sia per quel che riguarda l’esperienza, sia per quanto concerne il ritmo, ancora più basso rispetto agli avversari. Al di là dell’aspetto economico, infatti, il vero limite del Milan e delle altre squadre italiane è la velocità: le formazioni europee più esperte corrono, col pallone e senza, così rapidamente dal mettere in crisi sovente le nostre squadre. Il lavoro del Milan va verso quella direzione, come filosofia e come acquisti, non sarà semplice, non avverrà in breve tempo, ma accadrà. Garantito.

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