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Analisi

Gazidis-Pioli: è giunta l’ora del grande patto

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MILANO – Stefano Pioli siederà ancora sulla panchina del Milan, ormai lo si sa da qualche settimana, una conferma voluta a furor di popolo, tanto acclamata e richiesta da far cambiare idea ad Ivan Gazidis e alla proprietà rossonera proprio quando sembrava essere partito il conto alla rovescia per l’annuncio di Ralf Rangnick, tecnico tedesco a cui gli stati generali milanisti volevano affidare il percorso di rinascita del club, concedendogli pieni poteri, dalla scrivania di direttore tecnico alla panchina, passando per la gestione del calciomercato.

Rotta

Sfumata questa azzardatissima ipotesi, il Milan si ritroverà l’anno prossimo col medesimo allenatore, chiamato a convincere gli scettici e a dare una svolta ai rossoneri e alla sua stessa carriera, sinora costellata di troppi alti e bassi, da stagioni troppo altalenanti, la prima entusiasmante e la seconda assai meno convincente, basti vedere le esperienze con Lazio e Fiorentina. Pioli ha già convinto il Milan, ha convinto i tifosi che lo avevano accolto come il ripiego a buon mercato dopo l’esonero di Giampaolo e il mancato accordo con Spalletti, ha convinto i dirigenti e soprattutto ha capovolto le certezze del club, mai orientato a confermare l’allenatore emiliano in panchina, fino all’incredibile serie di capolavori nel post coronavirus.

Rimpianti

Eppure, tutto ciò non basta ancora per affermare che il prossimo sarà un grande Milan. Gli esaltati ed ormai vedovi di Rangnick si eccitavano all’idea che per la prima volta la squadra rossonera non dovesse più vivere conflitti interni e ripicche intestine: il tedesco era infatti l’uomo scelto dalla proprietà e totalmente avallato da Gazidis, col risultato che a Rangnick sarebbe stato concesso di chiedere ed ottenere, perché se avesse fallito sarebbe caduta l’intera baracca milanista e non solo il tecnico. Un discorso per nulla campato in aria, anzi, decisamente appropriato, se non fosse che Rangnick di garanzie sul suo progetto ne forniva effettivamente pochine.

Alleanza

Adesso, però, il Milan ha cambiato rotta, ha scelto di restare con Pioli mandando a monte l’idea che aveva coltivato per mesi, e deve ora ripiegare sull’allenatore parmense tutto il calore che aveva riservato per Rangnick. Gazidis, che ha già affermato di aver capito che la sua presenza a Milanello è importante e che non basta fare capolino una volta l’anno, deve aprire un dialogo fitto e stretto con Pioli e Maldini, assecondare le richieste della parte tecnica (nel rispetto del Fair Play Finanziario), mostrarsi davvero il collante tra proprietà e squadra, senza sparire a Londra per mesi, senza essere quella figura fredda ed asettica che ha creato una spaccatura forse insanabile con la piazza.

Ultima chiamata

Al sudafricano resta un’ultima carta in mano per riprendersi la tifoseria rossonera: dare a Pioli quel supporto, quella fiducia e (soprattutto) quei calciatori che possano riportare davvero il Milan dove merita, come la società ha finora continuato a dire senza però agire di conseguenza. Perché se a novembre il tecnico dovesse essere messo in discussione per i risultati, magari dopo una campagna acquisti insoddisfacente, ecco che ritornerebbero a galla gli attriti con Maldini, con Ibrahimovic e con quelle scelte tecniche che Gazidis ha fino a adesso digerito senza però grande entusiasmo. Si è scelto Pioli, che si ascolti Pioli.

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