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Analisi

Maldini-Cardinale: non è necessario amore per lavorare bene insieme

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E’ l’argomento delle ultime ore in casa milanista: l’incontro fra il patron Cardinale e Paolo Maldini non è stato rose e fiori come qualcuno si aspettava, dimenticando forse che fra i due non ci sia mai stata una clamorosa empatia da capirsi con uno sguardo. Se pensiamo, infatti, che proprio nell’anno in cui il Milan è tornato a vincere lo scudetto dopo 11 stagioni, Maldini e il suo braccio destro Massara sono stati convocati nell’ultimo giorno utile per il rinnovo di contratto, appare evidente come parlare di amore e amicizia fra i due sia più o meno utopia.

Convenienza

Eppure, avere caratteri e idee diverse, nonché divergenze sulle strategie, non vuol dire automaticamente doversi separare. L’addio di Maldini al Milan, infatti, si fa sempre più possibile, soprattutto perché è stato Cardinale stesso a comunicare la decisione di non proseguire e l’ex capitano rossonero è persona riservata ed educata, ma anche uno che non scende a compromessi quasi mai. Certo, però, il direttore dell’area tecnica tiene al suo lavoro e al Milan, la proprietà sa benissimo che separarsi da un’icona come Maldini vorrebbe dire traumatizzare la tifoseria, forse metterla sul piede di guerra.

Conclusione

Maldini, in pochi anni, ha fatto molto, di buono e anche di meno buono. Ha operato benissimo sul mercato nei primi due anni, ha riportato al Milan (insieme a Boban) Zlatan Ibrahimovic, ha acquistato calciatori funzionali e compatibili col progetto, ha creduto e tenuto il punto su un tecnico come Stefano Pioli che ha condotto i rossoneri allo scudetto. Poi ha sbagliato calciomercato nell’ultima stagione, ma la sensazione è che la strada intrapresa fosse quella giusta, magari venendosi incontro reciprocamente e proseguendo un lavoro ben strutturato. Si può lavorare bene con stima, anche senza amore.

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