Analisi
Nel Milan sempre sconfitto non c’è nulla da salvare
Il Milan perde pure il derby contro l’Inter, allunga la sua tremebonda scia negativa e mette sempre più a repentaglio anche la partecipazione alla prossima Coppa dei Campioni dopo aver abdicato nella lotta scudetto. E fin troppo bene è andata ai rossoneri nella stracittadina milanese, con un’Inter che ha azzannato la partita, ha dominato dal primo all’ultimo minuto e con un Milan abulico, suonato peggio di un pugile andato ko negli ultimi 5 incontri e che ha pensato a non prenderle senza minimamente sognarsi di provare a vincere. Zero tiri in porta, zero voglia, zero coraggio per i rossoneri.
Cosa funziona
Difficile trovare qualcosa da salvare nella formazione milanista, completamente passiva in quella che doveva e poteva essere la partita del rilancio dopo gli orrori del mese di gennaio. Una menzione, forse, la merita Tatarusanu a cui sono state accollate tante, troppe colpe negli ultimi tempi e che contro l’Inter ha evitato il solito tracollo rossonero del 2023, sfoderando un paratone su Lautaro Martinez e disinnescando un velenoso angolo di Dimarco diretto in porta. Solito cuore ma poca lucidità di Tonali, qualche sprazzo di luce di Brahim Diaz, un caparbio Thiaw a contrasto con l’armadio Lukaku.
Cosa non funziona
Per il resto, davvero un pianto in piena regola, a partire dall’idea di Pioli di rannicchiarsi in difesa sperando di non buscarne altri 4 o 5 come accaduto contro Lazio e Sassuolo. Scellerata, poi, la decisione di schierare Messias (che già non serve nel suo ruolo) a fare la mezz’ala, così come quella di lasciare fuori Leao per far giocare il bolso Origi. Sarà svogliato e fuori fase, ma il valore del portoghese ne impone lo schieramento quasi a tutti i costi. Anche di Theo Hernandez si sono perse le tracce e l’emblema del momentaccio del francese è la punizione ciabattata in curva nella ripresa.
Cosa può migliorare
Pioli, a questo punto, non ha più né alibi e né tempo per continuare con i suoi strambi esperimenti. Serve riunire la squadra e capire insieme il modulo tattico e i giocatori su cui puntare, ma soprattutto serve entrare nella testa di un gruppo che dopo tre anni di duro lavoro è improvvisamente tornato all’atteggiamento pre Covid. Il Milan attuale sembra un paziente che da tre anni è in psicoterapia, ha superato brillantemente blocchi mentali e timidezze diventando un uomo nuovo, salvo poi regredire in un attimo al pre terapia. In ballo c’è più di un quarto posto, c’è da salvare un progetto intero.
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