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Analisi

Qualcosa è cambiato nel gioco del Milan

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Il Milan resta pienamente in corsa per lo scudetto dopo la vittoria contro il Genoa, la prima dopo i due 0-0 consecutivi con Bologna e Torino. I rossoneri non sono apparsi brillantissimi, eppure non hanno corso praticamente nessun pericolo, chiudendo con la porta inviolata per la sesta giornata di fila. Un Milan non certo nel suo momento di maggior splendore, ma a 6 turni dalla fine del campionato conta ormai soltanto vincere e mantenere vive le speranze di vincere uno scudetto che passa, però, inevitabilmente anche per un passo falso dell’Inter che deve recuperare la partita con il Bologna.

Gioco

Ciò che è apparso abbastanza chiaro (e non è la prima volta nelle ultime settimane) venerdì sera è stata una costante fissazione da parte dei calciatori milanisti di voler risolvere da soli la partita e tentare di essere ognuno il salvatore della patria rossonera. Esempi ce ne sono a bizzeffe: Saelemakers gioca ormai a fare Alberto Tomba, cerca di smarcare tutti gli avversari ed entrare in porta col pallone, finendo puntualmente col perderlo; perfino Brahim Diaz, entrato all’85’, ha provato il gol alla Maradona stile Argentina-Inghilterra dell’86’, senza (ovviamente) riuscirci.

Soluzioni

La sensazione è, dunque, che il Milan ultimamente abbia perso quella caratteristica di “mutuo soccorso” che lo aveva contraddistinto da un anno e mezzo a questa parte, quell’unità di gruppo in campo, quella coesione che permetteva ai rossoneri di sopperire insieme alle difficoltà. La posta in palio è oggi altissima e prestigiosa ed i calciatori rossoneri, perlopiù fra i più giovani della serie A, sembrano sentirsi in dovere di risolvere da soli le situazioni, col rischio che il Milan finisca con l’attaccare confusamente, mostrandosi diverso da ciò che è stato finora. Una squadra.

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