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Analisi

Il piano del Milan per il dopo Pioli

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L’ultimo mese di campionato del Milan è stato un calvario con due pareggi, due sconfitte e nessuna vittoria, un periodo nero che ha avuto come unico squarcio di luce il fantastico successo di coppa contro il Paris Saint Germain che ha rilanciato le ambizioni dei rossoneri in Europa. Per il resto, però, fra infortuni ed un gioco in evidente involuzione, la squadra di Pioli si è progressivamente allontanata dall’Inter e dalla vetta della classifica, col risultato che lo stesso tecnico è tornato sul banco degli imputati come principale accusato del disastro milanista al grido di #pioliout e ad altre fesserie generate dai social, scomparse dopo la vittoria infrasettimanale e ricomparse come le zanzare a luglio.

Rivoluzione

Che si mettano l’anima in pace gli odiatori di Pioli: l’allenatore rimarrà in sella fino a giugno, anche perché alternative valide in corsa non ce ne sono (come dimostra la grottesca situazione del Napoli), dopodiché la società tirerà le somme calcolando anche che il tecnico è al timone del Milan da ottobre del 2019, ovvero oltre 4 anni, tanti per un allenatore. La prossima stagione non è da escludere che sulla panchina milanista ci sia un altro interprete, anche perché stavolta sembra davvero che Pioli abbia esaurito le risorse, cercando le ultime come quando col cucchiaino si tenta di prendere i residui finali di marmellata da un barattolo quasi finito.

Idee

Il nome in testa al club è uno: Antonio Conte. Il tecnico salentino ha apertamente dichiarato che un’esperienza al Milan e alla Roma lo attirerebbe non poco e, guarda caso, rossoneri e giallorossi sono proprio le società che più corteggiano l’ex allenatore di Juventus ed Inter. Conte è pronto ad ascoltare il Milan, ma non è l’unica alternativa a Pioli, certamente è la più prestigiosa. Nel caso in cui si dovesse, invece, percorrere la strada di un tecnico più giovane e votato alla programmazione, sembra complicato strappare De Zerbi al Brighton, mentre più agevole potrebbe essere la strada che conduce a Vincenzo Italiano che, in caso di una chiamata importante, non ci penserebbe due volte a lasciare Firenze.

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