Analisi
L’auto distruzione del Milan in meno di due anni
Sul finire della stagione 96-97 (quella iniziata da Tabarez e finita da Sacchi, per intenderci) i tifosi del Milan giravano l’Italia con uno striscione che recitava “Avete infangato 10 anni da leggenda con 1 da vergogna“. Il Milan di Cardinale è riuscito a fare probabilmente peggio, distruggendo una squadra che a fatica era risorta, tornando a vincere lo scudetto ben 11 anni dopo l’ultima volta, e facendola tornare addirittura peggio del pre Pioli. Mancanza di ambizioni, attenzione solo ai ricavi e al risparmio, arroganza nella gestione del club, scelte assurde in dirigenza e, di conseguenza, in panchina.
Scelte
Ma andiamo per ordine: a maggio del 2022 il Milan vince uno scudetto epico, più o meno 12 mesi più tardi è in semifinale di Coppa dei Campioni, emozioni che i tifosi rossoneri non vivevano da tanto, troppo tempo. Paolo Maldini, all’epoca direttore tecnico del club, è carico, dice che a quella squadra serve aggiungere un pezzo importante ogni estate per tornare a competere stabilmente in Italia ed in Europa. Saranno le sue ultime parole da dirigente milanista, perché il nuovo proprietario Gerry Cardinale, senza nemmeno ringraziarlo, lo sbatte fuori dal Milan assieme a Frederic Massara per far posto al lavoro collegiale di Furlani, Moncada e, qualche mese più tardi, Zlatan Ibrahimovic.
Regressione
E’ l’inizio della fine: il Milan 2023-2024 non viene rinforzato, a fine stagione salutano Pioli, Kjaer e Giroud, dopo che l’Inter ha vinto uno scudetto da record, festeggiato proprio in faccia ai rossoneri. Ibrahimovic e company promettono battaglia il giorno dopo il derby tricolore dei nerazzurri, ma più passano le settimane e più la dirigenza getta acqua sul fuoco: Cardinale impone un allenatore straniero, snobbando Antonio Conte che prima di accettare il Napoli aspetta il Milan fin quando capisce che il club milanese lo ignora. Parte, allora, un film horror dai tratti comici, perfino grotteschi, quegli splatter anni ’80 rimasti nella memoria perché visti da ragazzini e non per la qualità della pellicola.
Errori
I rossoneri virano su Lopetegui, la piazza insorge a tal punto che perfino questa dirigenza arriva a capire che lo spagnolo sarebbe una scelta folle e rimedia solo in parte scegliendo Paulo Fonseca. Scetticismo generale, il mondo intero capisce che anche questa decisione porterà ad un ridimensionamento tecnico, ma il Milan insiste, secondo Ibrahimovic il portoghese è meglio di Conte, i rossoneri imboccano l’autostrada contromano a tutta velocità, ma la dirigenza è soddisfatta (eh certo, Fonseca guadagna la metà di Pioli). La squadra non segue l’allenatore, i risultati latitano, lui sembra un bambino la mattina di Natale, per lui il Milan è l’apice della carriera, sorride, non è mai preoccupato.
Fine
La squadra, intanto, sprofonda, il gioco dominante sbandierato dall’allenatore lusitano non si vede, non si vedrà mai e, per inciso, non si era mai visto neppure nelle sue precedenti avventure. La società gli conferma la fiducia, nel frattempo il Napoli di Conte lotta per lo scudetto, mentre il Milan ha meno punti del Bologna e colleziona spettacoli deprimenti in campo e nelle conferenze stampa del tecnico che ha qualche sussulto solo quando si lagna per presunti torti arbitrali in una pessima imitazione del peggior Mourinho. Dopo Milan-Roma le comiche modalità del suo esonero, c’è Sergio Conceicao, ma l’impressione è che siamo di fronte ad un palazzo senza fondamenta ed in perenne pericolo di crollo.
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