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Analisi

Milan-Empoli: tattica e cervello all’origine del bel sabato rossonero

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Ai tifosi del Milan ormai non rimane che aggrapparsi alle rare belle giornate che la squadra rossonera fa vivere loro in una stagione priva di ambizioni e con le soddisfazioni che si contano ampiamente sulle dita di una mano. Sabato pomeriggio contro l’Empoli, ad esempio, la squadra di Paulo Fonseca è stata praticamente perfetta, ha creato tanto in attacco e non ha rischiato nulla in difesa dove Maignan è stato inoperoso e dove, non fosse stato per l’incrocio dei pali colpito da Maleh nel secondo tempo, i toscani non avrebbero mai impensierito la retroguardia milanista.

Miglioramenti

Non è un caso, del resto, che perfino Emerson Royal abbia riscosso qualche timido applauso dal pubblico dopo un paio di buoni interventi in scivolata, non è un caso che Morata proprio nella giornata in cui il Milan ha giocato meglio sia tornato al gol in campionato dopo due mesi, non è un caso che quando il gioco è più arioso Fonseca non sia costretto a sperare solo nelle giocate di Pulisic, Leao e Theo Hernandez. Discorso a parte lo merita Reijnders che è il vero leader della squadra, sempre continuo, sempre preciso, sabato addirittura straripante in una prestazione perfetta, condita pure da due gol.

Motivi

All’origine dell’evidente miglioramento del Milan dopo lo scialbo pari con la Juve e la schizofrenica vittoria di coppa a Bratislava, c’è sicuramente il cambio tattico operato da Fonseca che ha scelto di regalare maggior equilibrio alla sua formazione inserendo Musah nel tridente alle spalle di Morata, col risultato che Leao viene dispensato da parecchi compiti difensivi, ma anche che quando i rossoneri perdono palla non lasciano voragini in mezzo al campo incassando improvvidi contropiedi. E poi la testa: quando il Milan è concentrato rende, quando è distratto becca gol da chiunque: Banale, ma vero: in questa stramba stagione, ai rossoneri sembra far comodo più una seduta dallo psicologo che una sessione di allenamento.

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