Analisi
Fonseca come Giampaolo, ora il Milan spera nel nuovo Pioli
Gli ottimisti, gli allocchi (pensate a chi ancora va allo stadio) e i ciambellani di corte speravano che l’arrivo sulla panchina del Milan di Paulo Fonseca (l’allenatore che a Roma incassò un centinaio di gol in due stagioni, nonché quello dal gioco dominante) potesse restituire nuova linfa e riportare i rossoneri chissà dove dopo aver massacrato di critiche ed insulti l’uscente Stefano Pioli. I realisti, invece, si chiedevano cosa avesse portato il club a scegliere un tecnico senza carisma e dai risultati così scadenti (abbiamo poi scoperto il motivo: Fonseca guadagna la metà di Pioli) ed erano già pronti alle disgrazie che le prime due giornate di campionato hanno puntualmente mostrato.
Precedenti
La fine che farà il Milan è chiara: colare a picco. Del resto, un allenatore che dopo una prestazione sconcertante come quella di Parma riesce solo a dire che la squadra ha un problema evidente (uno solo?!) e che non sa spiegarsi i motivi, non può che ricalcare qualche suo poco illustre predecessore come, ad esempio, Marco Giampaolo che a Milanello è durato pure troppo (quasi 10 partite), prima di essere defenestrato a beneficio di Pioli. Ecco, l’augurio che ogni tifoso milanista dovrebbe farsi è proprio che la storia possa ripetersi: Fonseca, all’ennesimo disastro, rimandato da dove era venuto, a dominare a casa sua, e la dirigenza che, con un guizzo di sagacia o più probabilmente una botta di fortuna, riesca cogliere dal cilindro un coniglio inaspettato. E’ l’unico appiglio per il Milan. L’unico.
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