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Analisi

Milan: di dominante ci sono soltanto gli avversari

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Che il Milan non potesse competere per il vertice della serie A lo si sapeva da tempo, da quando l’insulsa proprietà aveva fatto scegliere all’insulsa dirigenza un insulso allenatore come Paulo Fonseca, facendo poi seguire a tali scelte un’altrettanto insulsa campagna acquisti, il tutto con l’unico obiettivo di spendere il meno possibile. Pazienza che Fonseca non fosse un vincente, l’importante era che guadagnasse la metà di Pioli. Cosa attendersi da un Milan simile? Nulla, il quarto posto se l’Atalanta non è in vena, il terzo se una fra Inter, Juventus e Napoli fallisce la stagione.

Premesse

Eppure, nella brevissima estate di amichevoli (ormai fra ultima giornata di un campionato e prima di quello successivo passa sempre meno tempo) il Milan aveva dato buoni segnali, pur giocando contro l’asilo del Manchester City ed un Real Madrid annoiato. Inizia il campionato ed ecco che i rossoneri si intimidiscono, messi in campo un po’ a casaccio dall’allenatore che alle pompose dichiarazioni di luglio (“Voglio una squadra dominante“) ha fatto seguire una squadra di gattini spauriti che corrono sul prato senza meta, dominati dagli avversari che hanno fatto man bassa della povera preda milanista.

Ambizioni

Ma chi si sorprende è sostanzialmente un allocco. Il Milan fa acqua da tutte le parti e non solo in campo: dove pretende di andare un club che ha nel risparmio l’unico mantra e l’unico obiettivo? Fonseca guadagna la metà di Pioli? Chi se ne frega di chi sia, va bene lui. Chi è il centravanti che costa meno sul mercato? Morata? Prendiamolo, se si adatta al gioco va bene, altrimenti va bene lo stesso. Il Milan visto contro il Torino è stato identico a quello dello scorso anno, quello di Parma ancora peggio, allora vien da chiedersi: pena per pena, a cosa è servito scomodare l’allenatore dominante?

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