Analisi
Le parole di Cardinale confermano: vincere non è la priorità del Milan
A questo punto, ciò che viene da dire è: non è strano che il Milan non voglia Antonio Conte in panchina, è strano, semmai, che lo stesso Conte si proponga ad una società simile. I rossoneri hanno ormai solo nome e blasone, ma del club ambizioso che voleva vincere tutto in Italia, in Europa e nel mondo (come da desiderio e diktat berlusconiano) non esiste più nulla. Uno scudetto negli ultimi 12 anni e poco altro, un DNA europeo dilaniato e mai ricostruito, parole e concetti vuoti e banali da parte di proprietà e dirigenti, ma di fatti praticamente niente.
Parole
Ultime in ordine di tempo, ecco le dichiarazioni di Gerry Cardinale che ha pressoché ammesso che il Milan non ha nella vittoria la sua priorità. Partiamo per vincere, in sostanza, ma pazienza se non ci riusciamo. Diverso quanto detto, ad esempio, dall’Inter poco più di un mese fa quando i dirigenti nerazzurri dichiaravano che la loro squadra non incomincerà mai una stagione con l’obiettivo di arrivare fra le prime 4 della serie A, ma sempre e comunque con quello di vincere lo scudetto. Capito la differenza? Il Milan si accontenta di vivacchiare fra secondo e quarto posto, altri vogliono vincere col fuoco negli occhi.
Scelte
Lo stesso che, del resto, ha anche il già citato Conte, visto dal Milan come un marziano proprio perché pretende di lottare per la vittoria sempre e comunque. La favoletta sulle società sostenibili la conosciamo ormai a memoria ed è la scusa di chi non vuole fare il salto di qualità, così come i progetti a medio lungo termine che non esistono: nello sport chi vuole vincere allestisce un gruppo per riuscirci nel giro di 1 o 2 anni al massimo, chi pensa che forse un giorno ce la farà è destinato a non andare da nessuna parte. Con queste premesse, onestamente, tanto valeva tenersi Pioli in panchina.
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