Analisi
Milan: Leao ha perso anche la leadership tecnica
Non fosse stato per la magica (ma poi purtroppo inutile) serata di San Siro contro il Paris Saint Germain ed una prestazione sontuosa, e non fosse stato per la splendida rovesciata a Roma di inizio campionato, la prima metà di stagione di Rafael Leao sarebbe quasi tutta da dimenticare. Il portoghese del Milan, infatti, non segna in serie A da oltre 10 giornate, ultimamente ha saltato qualche partita per una noia muscolare ed ha confezionato solamente un assist vincente (per la rete di Simic contro il Monza), spegnendosi progressivamente dopo un buon avvio ed i proclami estivi.
Involuzione
L’attaccante rossonero sembra tornato quello del periodo pre scudetto: corre poco e male, si immalinconisce quando non gli riescono le giocate, cerca di risolvere da solo le partite con tiri sbilenchi e senza dialogare con i compagni. Basterebbe la postura a spiegare il momento triste di Leao che sembra esaltarsi solo quando le cose vanno bene, mentre si incupisce quando tutto gira storto, ovvero l’esatto contrario di ciò che ci si aspetta da un leader che dovrebbe trascinare il gruppo quando insorgono le difficoltà e portarlo fuori dal guano.
Dubbi
Eppure, sul fatto che Leao fosse diventato il leader del Milan c’erano pochi dubbi: l’anno dello scudetto era stato stratosferico per la punta lusitana, la scorsa stagione era poi arrivata la convocazione ai Mondiali col Portogallo e l’avventura con la compagine milanista fino alla semifinale di Coppa Campioni. Leader non carismatico alla Gattuso o alla Ibrahimovic, ma tecnico alla Kakà, l’uomo a cui affidare il pallone quando la partita si faceva complessa. Oggi Leao è involuto, si estranea dalle gare e non trascina più nessuno. Perché? Forse Pioli non sa più come stimolarlo, forse il Milan gioca talmente male che pure il portoghese è stato inghiottito dal vortice. Un dato, però, è certo: senza di lui la squadra non verrà mai fuori dalla crisi.
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