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Analisi

Milan-Jovic: ma perché?

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Giunto a Milano l’ultimo giorno di calciomercato, Luka Jovic non è stato certo accolto con entusiasmo dal popolo milanista che, in realtà, come vice Giroud si sarebbe aspettato un nome più altisonante, anche perché ad inizio estate sembrava certo l’acquisto di Marcus Thuram che è poi invece finito all’Inter dove è sempre uno dei migliori. Tutto il contrario di Jovic che sinora con la maglia del Milan ha giocato poco più di 200 minuti collezionando prestazioni insulse, col primato di non aver mai tirato in porta (è un centravanti, meglio ricordarlo) ed una forma fisica tutt’altro che apprezzabile.

Numeri

Le cifre, del resto, parlano chiaro e parlavano chiaro già ad agosto: nelle ultime stagioni, l’attaccante serbo ha tutt’altro che brillato, anche lo scorso anno a Firenze era partito per essere titolare ma è stato ben presto scalzato da Cabral, non quindi dal Van Basten dei tempi migliori. 13 reti totali in viola che non sarebbero neanche poche, non fosse che la metà di esse sono arrivate in Conference League contro avversari che in Italia varrebbero (forse) una decorosa serie B. Un gol l’anno precedente al Real Madrid, 4 quello ancora prima a Francoforte, Jovic non va in doppia cifra dal 2019, un’era geologica.

Errori

Il centravanti slavo, inoltre, appare imbolsito dal punto di vista atletico, corre poco e male, sembra pure sfiduciato e la sua presenza in campo è quasi più dannosa per il Milan, tanto che la domanda sorge spontanea: ma a chi e perché è venuto in mente a fine agosto di compiere la genialata di portarlo a Milanello? Al Milan serviva un centravanti di riserva dopo non averne presi di decenti negli ultimi due anni, ma a gennaio sarà probabilmente costretto a tornare sul mercato; forse Colombo non sarà l’attaccante del futuro, ma certo è lecito pensare che fra i due, il buon Lorenzo vinca a mani basse.

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