Analisi
Berlusconi-Milan, come te nessuno mai
Nessuno è eterno, lo sappiamo, così come era abbastanza chiaro che Silvio Berlusconi fosse ormai in condizioni molto gravi, almeno da qualche settimana. Non importa la fede calcistica o il colore politico, chi scrive di sport come in questo caso ha il dovere di riportare i fatti e la cronaca, il racconto di quegli anni in cui Berlusconi prese un Milan in evidenti difficoltà economiche e lo portò sul tetto del mondo, dichiarandolo perfino prima : “Porterò questa squadra a dominare in Italia e nel mondo“, aveva detto al suo arrivo a Milano nel 1986, sbeffeggiato e deriso da chi lo vedeva come un matto.
Mentalità
Ma Silvio Berlusconi non era certo un matto, forse un visionario, nel senso che era capace di intuire prima quale fosse la direzione giusta da prendere. Ha reso il Milan la squadra più bella e più forte del pianeta, ha vinto tutto quello che c’era da vincere, senza accontentarsi e senza saziarsi. Dopo la straordinaria vittoria della Coppa dei Campioni ad Atene contro il Barcellona nel 1994, Berlusconi disse: “La gioia per questo successo non è bella quanto è stato brutto il dolore per la sconfitta di un anno fa a Monaco contro il Marsiglia“.
Gloria eterna
È forse questo l’emblema di una mentalità che quella società ha portato in Italia e in Europa: vincere e voler vincere ancora. Elencare i trofei vinti dal Berlusconi milanista è superfluo ed esercizio già noto, così come stilare la graduatoria dei campioni passati per Milanello fra il 1986 ed il 2017, la sua era rossonera si è chiusa già da tempo, ma l’eco di quella gloria riecheggia ancora nel cuore e nella mente di ogni tifoso del Milan, oggi più che mai affetto da una terribile nostalgia per un tempo andato e che non tornerà mai più.
Stadio
Filippo Galli, uno dei primi protagonisti di quel Milan, ha lanciato un’idea che in pochissime ore ha spopolato sui social: intitolare lo stadio di proprietà (quando verrà finalmente costruito) proprio a Silvio Berlusconi, ovvero a colui che ha reso il club rossonero il più titolato al mondo, quello che quando all’estero si nominava l’Italia, la risposta era subito “Ah, Milan!”. Ecco, forse in questo caso il Milan e la sua proprietà dovrebbero imporsi sul nome dell’impianto, accantonando le arene, gli stadium e gli omaggi agli sponsor. Che il Milan dimostri di valere di più, intitolando il suo stadio a chi lo ha fatto grande.
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