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Analisi

Quando il Milan ci mette la testa

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La testa. Quanto è mancata, quanto è servita. Lo striminzito 1-0 di venerdì sera contro il Torino sarà pure un brodino caldo, ma viste le temperature in cui versavano i rossoneri dopo l’orribile gennaio, è stato il più gustoso dei pasti. Ci voleva poco, avranno sospirati tanti tifosi milanisti, anche perché la squadra di Pioli, dopo un primo tempo guardingo e forse pauroso, nella ripresa ha sfoderato le unghie, ha creato un paio di occasioni favorevoli e poi ha colpito con l’asse Theo Hernandez-Giroud che da troppo tempo mancava all’appello. E la zuccata del francese vale forse più dei 3 punti portati a casa.

Testa

Dicevamo della testa, ebbene è stato proprio l’elemento cardine nella gara di venerdì. La testa che ha usato di Giroud per decidere la partita, la testa che ci ha messo Thiaw per entrare in campo a San Siro senza emozione offrendo una prestazione più che discreta, la testa di Theo Hernandez, finalmente tornato a livelli quantomeno accettabili, ma soprattutto quella di una squadra che era reduce da un mese in cui aveva preso sberle a destra e a sinistra e che stava rischiando di implodere su sé stessa nonostante lo scudetto sul petto e quelle certezze maturate negli ultimi tre anni.

Mentalità

Ed è ora fondamentale che il Milan cavalchi l’onda di una vittoria sofferta, non brillantissima, certamente non condita dal bel gioco, ma voluta ed utile a spezzare la serie nera di inizio 2023. Il 2-2 incassato in pochi minuti contro la Roma sembrava aver intontito i rossoneri che, però, non potevano aver dimenticato quanto imparato nelle ultime stagioni, motivo per cui anche un successo che non farà epoca come quello sul Torino può servire a riacquistare quella mentalità che non servirà a rivincere il campionato ma che può comunque portare la squadra di Pioli a disputare la prossima Coppa Campioni.

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