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Analisi

Il Milan torna sul tetto d’Italia. Le chiavi di un trionfo

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Il popolo milanista attendeva questo momento da 11 anni, tanti, tantissimi per una tifoseria (e un club) abituati a vincere e a lottare per vincere un’annata sì e l’altra pura. Ed ora è finalmente arrivata l’apoteosi, il 3-0 di Reggio Emilia che ha annichilito il Sassuolo già nel primo tempo, poi la lunga e dolce attesa del fischio finale che ha consegnato al Milan di Pioli il 19°scudetto della sua storia. Proprio il tecnico rossonero è il grande artefice di un successo che solamente due anni fa era impensabile, per lui, per il Milan e per la stragrande maggioranza di tifosi, appassionati e addetti ai lavori.

Area tecnica

Pioli ha lavorato alla perfezione, è stato umile, è cresciuto dal punto di vista tattico e da quello caratteriale, ha creato un gruppo che sembra più una famiglia che uno spogliatoio di calcio, ha migliorato l’intero valore di una rosa che oggi vale il triplo rispetto a quando l’allenatore emiliano è sbarcato a Milanello nell’ottobre del 2019. Giocatori che hanno seguito il tecnico, aggrappandosi al suo modo di gestire la squadra come fosse un dolce papà, nonché seguendo quel fratello maggiore di nome Zlatan Ibrahimovic che sin dal primo giorno ha ripetuto sempre e solo quella parola: scudetto.

Dirigenza

Lo svedese lo disse già nel 2020: “Se fossi arrivato prima avremmo vinto lo scudetto“. Il Milan ha lavorato sempre e solo in quella direzione, con l’ambizione di tornare ai vertici del calcio italiano dopo oltre 10 anni di sofferenze a metà classifica. Applausi li merita pure la dirigenza: in molti erano scettici circa le capacità da dirigente di Paolo Maldini che, al contrario, è stato umile nel capire il lavoro e crescere, coadiuvato dal fido Frederic Massara che poco si vede ma tanto si sente; sono stati scelti calciatori funzionali a Pioli, un allenatore difeso a spada tratta dai due dirigenti in ogni momento.

Proprietà

Il tecnico è stato difeso anche quando la famiglia Singer voleva cambiarlo per affidare il Milan a Rangnick (vi rendete conto, sì?). La proprietà è stata brava a tornare sui propri passi, fidandosi di Maldini e Massara, accettando la conferma di Pioli e dando così realmente vita al progetto ora culminato con lo scudetto. Lo stesso Ivan Gazidis, amministratore delegato del club, ha saputo ascoltare, ha leggermente ammorbidito le sue posizioni su un organico formato esclusivamente da giovani, accettando il ritorno di Ibrahimovic e l’arrivo di Kjaer e Giroud, è passato da un totale mutismo a interviste in perfetto italiano. Grazie a tutti, insomma, Milano è tornata a tingersi di rossonero.

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