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Analisi

Cosa deve imparare il Milan dall’avventura europea

La squadra che primeggia in campionato non è bastata a passare il turno in Champions League

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MILANO – I tempi sono cambiati, lo sappiamo, il Milan non è più tra le favorite della Coppa dei Campioni come una volta e nelle 6 partite disputate quest’anno dopo 7 stagioni di attesa ha dimostrato di pagare ancora troppo rispetto alle rivali, nonostante i rossoneri (soprattutto nelle prime due partite) avrebbero meritato qualcosa di più. La squadra che primeggia in campionato non è bastata a passare il turno in coppa e la missione di Pioli ( e della società) in vista della prossima stagione sarà la riduzione di quel divario che in Europa è ancora discretamente ampio.

Lezione

Il Milan deve migliorare in una competizione nella quale il minimo errore lo si paga a caro prezzo, vedi il doppio giallo di Kessie all’andata con l’Atletico Madrid o l’erroraccio di Tomori contro il Liverpool. In Italia si può regalare anche un’ora di gioco al Venezia di turno e poi vincere la partita, in Europa è impossibile. E poi i ritmi: nonostante i rossoneri abbiano ben giocato almeno 3 delle 6 partite disputate, la corsa degli avversari è apparsa il doppio rispetto a quella degli uomini di Pioli e gente come Bennacer, Kessie, Saelemaekers o lo stesso Theo Hernandez è spesso andata in confusione.

Da cosa ripartire

Ma il girone disputato dal Milan in Coppa Campioni non è tutto da buttare, anzi, la compagine milanista si è battuta fino all’ultima partita nonostante un raggruppamento sulla carta proibitivo e contro tre avversari di gran lunga più esperti in Europa rispetto ai rossoneri che se la sono giocata mettendo sul piatto le proprie qualità, dall’entusiasmo all’organizzazione, dalla compattezza alla grinta. Elementi da cui ripartire il prossimo anno, più forti e più maturi, con un bagaglio più pesante e l’obiettivo di ripetere quanto di buono fatto e non perseverare in quegli errori che hanno in parte compromesso la qualificazione in questa sfortunata campagna europea.

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