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Analisi

Milan-Venezia: qualche crepa per Pioli, ma che squadra!

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MILANO – 4 vittorie in 5 giornate, 13 punti su 15 esattamente come un anno fa. Il Milan va avanti, vince, col Venezia ha sofferto, ha faticato di fronte alla squadra di Zanetti completamente arroccata in difesa, ha spesso rallentato il gioco negli ultimi venti metri, ma alla fine con pazienza, calma e raziocinio ha colpito due volte e si è portato a casa la terza vittoria su tre in casa, alla faccia del Milan capace di raccogliere successi solo in trasferta. Pioli sorride per questi ennesimi tre punti, sorride per il carattere e la maturità della sua squadra, ma si porta a casa anche qualche appunto negativo.

Lentezza

I rossoneri, lo abbiamo detto, hanno fatto fatica a causa di un ritmo non eccezionale, soprattutto una volta arrivati nei pressi dell’area di rigore veneziana. Rebic sembrava un lontano parente del lottatore ammirato contro Lazio, Liverpool e Juventus, Brahim Diaz prima del gol aveva combinato poco, così come Florenzi, apparso ancora in ritardo di condizione. Meglio aveva fatto Leao, probabilmente il migliore in campo in assoluto, capace con la sua velocità e i suoi dribbling di mandare quasi da solo in crisi la retroguardia arancioneroverde.

Scelte

La rotazione voluta da Pioli, inoltre, è sembrata un pizzico esagerata poiché, anche al netto degli infortuni, aggiungere pure le assenze di Theo Hernandez, Kessie e Saelemaekers per volere del tecnico, non ha permesso al Milan di ingranare la marcia giusta nella prima ora di gioco. L’ingresso della ruspa francese e dello scatenato trottolino belga hanno di fatto spaccato la partita e non è un caso se da quel momento il Venezia si è intimidito ed ha incominciato pure a sbagliare disimpegni ed impostazioni. I rossoneri, però, dimostrano di possedere un organico profondo e competitivo.

Singoli

Detto di Leao, di Theo Hernandez e di Saelemaekers, è sempre più sicuro e leader Maignan che al 94′ e con i tre punti ormai in cassaforte ha strigliato i compagni per una distrazione difensiva non richiesta (e per niente apprezzata). La qualità di Brahim Diaz, poi, ha fatto guadagnare allo spagnolo la sufficienza piena anche al di là del gol, con l’impressione che quella maglia numero 10 calzi a pennello sulle spalle del fantasista iberico. E sempre meglio sembra giocare Tonali, pienamente a suo agio nello svariare lungo tutta la mediana milanista, ennesimo simbolo di quanto questa squadra sia ormai pronta e matura anche per i traguardi più ambiziosi.

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