Analisi
Milan: Pioli a Udine ha avuto più di una risposta
MILANO – Il Milan se ne torna da Udine con altri 3 punti in saccoccia, il primo posto in classifica consolidato e il bottino di 5 vittorie nelle prime 6 giornate di campionato, impresa che in rossonero è riuscita nell’epoca recente ai soli Fabio Capello e Carlo Ancelotti, ovvero gente che alla guida della compagine milanista ha vinto di tutto e di più. Il successo dello stadio Friuli è stato accolto con entusiasmo dal popolo rossonero, un po’ perché sofferto, un po’ perché deciso da una zampata d’autore di Zlatan Ibrahimovic e un po’ perché almeno per un’altra settimana il Milan è lassù e guarda tutti dall’alto.
Forza
Della squadra di Pioli sorprendono diversi aspetti, acuiti in quelle giornate (come ad esempio a Udine) in cui il gioco non è così fluido e il dominio non così netto. Innanzitutto la voglia di vincere che Ibrahimovic ha “imposto” e che la squadra ha recepito in toto, guidata in panchina da un tecnico che partita dopo partita cresce in mentalità e riesce a mantenere il gruppo con carica e concentrazione inalterati, aumentando la fame di vittoria di domenica in domenica, senza sedersi e senza accontentarsi. E poi c’è l’assoluta disponibilità di ognuno dei calciatori, qualità troppo spesso sottovalutata dall’opinione generale.
Coralità
Sì, perché oggi al Milan non esistono gelosie, mugugni e lagne di alcun tipo e non solo perché la squadra è in testa alla classifica, ma perché l’intero organico è stretto su un unico binario, chi viene sostituito esce e sprona il compagno che entra, il che può sembrare una banalità e invece denota l’unione di intenti di uno spogliatoio che concepisce solo il successo della squadra e non quello del singolo. E c’è Ibrahimovic, che è il miglior testimonial possibile di quanto appena spiegato: per lo svedese conta che la squadra vinca, lui ci mette forza, esperienza, classe e carisma, ma non vuol far gol sempre lui e l’azione che porta alla rete di Kessie contro l’Udinese ne è la riprova.
Obiettivi
E ora il Milan che fa? Rischia di iniziare a soffrire di vertigini? Rischia di andare in difficoltà alla prima sconfitta? Pioli e i suoi non sembrano porsi il problema, del resto ai rossoneri nessuno ha chiesto di vincere lo scudetto e nessuno glielo chiede neanche adesso che la compagine milanista è prima in classifica. L’allenatore e Paolo Maldini ribadiscono i concetti di umiltà e ambizione che spiegano proprio perché a Milanello non vogliono correre i pericoli sopra citati: la pressione non l’abbiamo noi, a noi per ora basta il quarto posto, poi se in primavera saremo ancora in ballo continueremo a ballare. A prescindere da come andrà, questo è il miglior Milan degli ultimi 8 anni e non soltanto per il primato, ma soprattutto per una mentalità finalmente tornata da grande, sintomo che la parola vittoria è veramente tornata a circolare senza timori o vergogne.
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