Analisi
Milan: perché il 3-3 con la Roma vale più di un pareggio
MILANO – Una bella partita quella fra Milan e Roma, ben giocata da entrambe le squadre, rovinata parzialmente solo dall’assenza totale di pubblico e dal doppio pacchiano errore dell’arbitro Giacomelli che ha inspiegabilmente concesso due calci di rigore (uno per parte) senza senso, clamorosamente appoggiato dal Var che ha fatto orecchie e soprattutto occhi da mercante. Il Milan resta comunque in vetta alla classifica ed imbattuto da 22 partite consecutive, lasciando lo stadio con un’amarezza che lascia ben sperare il popolo rossonero.
Fiducia
Il Milan ha infatti ormai cambiato mentalità, non si accontenta di giocarsi la partita con le altre grandi come accadeva fino a un anno fa, ma vuole vincere, sempre. E se la cattiveria di Ibrahimovic (capocannoniere della serie A a 39 anni) non sorprende più di tanto, il carattere di Calabria e Leao, tanto per citare i due più vituperati della scorsa stagione, fa strabuzzare gli occhi a tifosi e addetti ai lavori; duri e concentrati per 90 minuti, come se l’arrivo dell’asso svedese li abbia improvvisamente svegliati alla pari di Cenerentola dopo il bacio del principe.
Realtà
Ma c’è di più: anche Stefano Pioli appare un allenatore molto diverso da quello che giusto un anno fa muoveva i suoi primi timidi passi sulla panchina rossonera. Il tecnico emiliano si è scoperto motivatore, leader, ha unito lo spogliatoio, trasformando un gruppo mezzo impaurito in calciatori che quando non vincono si irritano e non fanno spallucce come prima. Prendete una partita qualsiasi del Milan di Pioli di novembre o dicembre 2019 (una vale l’altra), guardatela e poi confrontatela con una del Milan odierno: beh, la differenza non riguarda solo Ibrahimovic, la squadra è stravolta, i giocatori sono gli stessi ma sembrano altri e il merito è inconfutabilmente anche dell’allenatore.
Obiettivi
Che il Milan, comunque, non potesse vincere tutte le partite del campionato era ovvio, così come anche il primo posto sembra destinato a ridimensionarsi prima o poi, ma l’impressione è che questa squadra stia maturando a vista d’occhio e che l’autostima cresca di partita in partita ed ogni settimana sembra guardarsi negli occhi e pensare “e perché no?”. Contro la Roma poteva arrivare una vittoria, per 3-2 senza il mancato colpo da kung-fu di Ibrahimovic sul gol di Kumbulla, o per 4-3 se la zuccata finale di Romagnoli fosse stata di 5 centimetri più a sinistra, ma a conti fatti l’esame è stato ampiamente superato, il Milan c’è e ci sarà ancora a lungo e non certo per fare la comparsa.
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