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Analisi

Milan: 4 mesi di vittorie e un difetto da correggere

I rossoneri sono diventati squadra, hanno acquisito tante certezze, autostima ed un preciso modo di giocare, tanto che cambiando gli uomini (vedi la gara in Scozia) gli automatismi sono rimasti

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Il Milan non perde da marzo, fra campionato e coppa ha collezionato 21 risultati utili consecutivi, è primo in campionato ed ha cominciato con un successo anche il cammino europeo espugnando il Celtic Park di Glasgow. I rossoneri sono diventati squadra, hanno acquisito tante certezze, autostima ed un preciso modo di giocare, tanto che cambiando gli uomini (vedi la gara in Scozia) gli automatismi sono rimasti, i nuovi si stanno pian piano inserendo e perfino qualche oggetto misterioso come Krunic si sta disimpegnando discretamente.

Difetti
Qualche perplessità, però, il Milan la desta ancora e in vista del proseguimento della stagione la formazione di Pioli dovrà assolutamente limare le lacune. Intanto alcuni calciatori devono dare di più, primo fra tutti Sandro Tonali che sinora non è andato oltre lo svolgimento del compitino, risultando ancora abbastanza timido. Idem per Leao che procede meglio dell’anno scorso ma manca ancora di continuità, così come Brahim Diaz che accende e spegne la luce ad intermittenza, peraltro difetto generale all’intera squadra che ha spesso sbalzi di umore pericolosi.

Rischi
Già, perché quest’anno in ogni partita, nonostante le vittorie, il Milan ha palesato alcuni pericolosi buchi di concentrazione che hanno rischiato di riaprire, oltre a quella col Celtic, gare già chiuse come quelle contro Bologna, Crotone e Spezia in campionato e come col Bodø/Glimt nei preliminari europei, senza contare l’assurda sfida in Portogallo col Rio Ave.
Pecca che si acuisce quando non c’è Ibrahimovic, assente in alcune delle partite citate e sostituito a Glasgow proprio quando il Milan è andato in semi blackout. La squadra di Pioli deve necessariamente mantenere alta l’attenzione per non compromettere risultati pressoché acquisiti.

Obiettivi
Anche perché i traguardi sono di primo piano: in serie A c’è da raggiungere una delle prime quattro posizioni del campionato, scalzando una fra Inter, Juventus, Napoli ed Atalanta, oltre a tenere a bada le due romane, mentre in Europa c’è bisogno di ricostruire quel DNA che un tempo era il marchio di fabbrica del club milanista e che oggi resiste solo come blasone un po’ arrugginito.
Con il lavoro di Pioli, tecnico apprezzatissimo nello spogliatoio, ed il carisma e la mentalità vincente di Zlatan Ibrahimovic, il Milan può realmente puntare a obiettivi ambiziosi, per la prima volta dopo tanti anni, per la prima volta dopo un letargo che l’ambiente non sopporta ormai più.

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