Analisi
Milan: perché Ibrahimovic sì e Bonaventura no
MILANO – Il saluto al Milan di Giacomo Bonaventura al termine dell’ultima partita di campionato dei rossoneri contro il Cagliari ha stretto il cuore di ogni tifoso milanista. Vedere il centrocampista che si inginocchia in campo piangendo è stato struggente, con la cornice di un San Siro vuoto che ha reso il tutto ancora più malinconico dopo sei stagioni nelle quali l’ex atalantino ha collezionato ottime prestazioni, distinguendosi ogni anno come uno dei migliori elementi della squadra e comportandosi da professionista serio ed integerrimo fino al suo ultimo giorno di lavoro.
Interrogativi
E così sono in tanti fra i sostenitori milanisti a chiedersi: ma come mai il club è tornato sui suoi passi tendendo la mano a Zlatan Ibrahimovic per il rinnovo nonostante i quasi 39 anni dello svedese e non ha fatto altrettanto con Bonaventura che, in fondo, di anni ne compirà appena 31 proprio in questi giorni? Del resto, il centrocampista è stato sempre un esempio per i compagni giovani, non ha mai alzato la voce, non ha mai protestato per una panchina o per una sostituzione, in 6 stagioni ha collezionato 155 presenze condite pure da ben 30 gol, una media di tutto rispetto che sarebbe potuta essere anche più alta se non ci fossero stati due infortuni a mozzare il rendimento del calciatore, uno nel 2017 e uno nel 2019.
Risposte
La verità è che il Milan, pur riconoscendo il valore e le doti umane e tecniche di Bonaventura, ha ormai intrapreso la strada della riduzione dei costi per salvaguardare il bilancio, con l’introduzione di una linea verde che porti a Milanello sempre più elementi come Theo Hernandez e Bennacer che possano abbassare l’età media della rosa e crescere negli anni, diventando per il club patrimonio sportivo ed economico. Motivo per cui il rinnovo di Bonaventura non è mai stato realmente preso in considerazione da Gazidis che non ha proposto né a lui e né a Raiola neanche l’ombra di un’offerta per continuare insieme almeno un altro anno.
Eccezione
E Ibrahimovic? Per lo svedese è stato scelto di fare la classica eccezione alla regola: l’apporto del centravanti scandinavo è stato devastante, in campo e nello spogliatoio, Ibrahimovic si è comportato da autentico leader, è diventato quasi il vice di Stefano Pioli che ne ha chiesto a gran voce la conferma dopo essere stato a sua volta mantenuto sulla panchina rossonera. Stesso discorso per Kjaer, sorprendente per rendimento e che si è sposato alla perfezione con capitan Romagnoli; il Milan dei giovani ha derogato il quasi quarantenne Ibrahimovic perché fuori categoria, oltre al trentunenne difensore danese, classe ’89 come Bonaventura che è così diventato il sacrificato fra i milanisti in scadenza.
Scelte
Condivisibile o meno che sia la scelta di Gazidis, il nuovo corso del Milan prevedeva una o due eccezioni, col rinnovo di Bonaventura la regola si sarebbe capovolta e per l’ex atalantino è arrivato il medesimo destino che già un anno fa aveva portato via da Milanello Abate, Bertolacci, Montolivo e Zapata. La società vuole ripartire da un’ossatura fresca, da calciatori nati possibilmente dopo il 1994 e che, nella peggiore delle ipotesi, possano portare nelle casse societarie plusvalenze importanti in caso di prematura cessione. Per Bonaventura, visibilmente commosso e probabilmente volenteroso di vestire ancora la maglia rossonera, sembrano esserci ora 4 opzioni: il ritorno all’Atalanta, il neopromosso Benevento, il Torino e la Lazio; farà lui la scelta, in attesa di tornare a San Siro, stavolta da avversario, e prendersi il meritato tributo di affetto dopo 6 anni di onorato servizio.
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