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Analisi

Milan: ecco perché Ibrahimovic è ancora necessario

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MILANO – L’intero popolo milanista ha vissuto ore di ansia e sangue gelato nel leggere la notizia dell’infortunio al polpaccio che si è procurato Zlatan Ibrahimovic nella giornata di lunedì, apparso inizialmente molto più grave di quanto poi effettivamente non si sia rilevato. Il fuoriclasse svedese, tornato al Milan a gennaio e già decisivo nelle poche partite disputate prima dello stop forzato del campionato, dovrebbe recuperare in un mese circa, forse addirittura già per la prima giornata di ripresa della serie A che sarà presumibilmente nel fine settimana fra il 13 ed il 14 giugno o al massimo quello successivo.

Mentalità

Martedì pomeriggio, subito dopo gli esami, Ibrahimovic era già in palestra a lavorare, sudare, sbuffare, volenteroso di incominciare immediatamente il percorso riabilitativo e bruciare, come spesso gli è capitato, i tempi di recupero. Una cultura del lavoro ed una mentalità eccezionali, unite ad un fisico inossidabile che sembra non avvertire fatica, stanchezza e dolore, nonostante la carta di identità il prossimo 3 ottobre farà segnare 39 anni al centravanti scandinavo che resta però un esempio di professionalità e personalità, un carattere fuori dal comune in un calcio oggi troppo spesso alla mercé della svogliatezza e della pigrizia.

Convenienza

E proprio questo infortunio, che qualcuno aveva già iniziato a dipingere come la pietra tombale sul possibile rinnovo di contratto, dovrebbe fungere ulteriormente come suggerimento alla proprietà del Milan per prolungare di un altro anno l’accordo con Ibrahimovic. Soprattutto perché i rossoneri nella prossima stagione si presenteranno con un organico ancor più ringiovanito e quindi con elementi inesperti e potenzialmente spaesati; la presenza di un campione come Ibrahimovic, capace di uscire dalla clinica a 38 anni suonati e infilarsi in palestra a lavorare nonostante il fastidio al polpaccio, altro non farebbe che velocizzare il loro percorso di apprendimento in un club che, almeno a parole, vuole tornare grande.

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