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Analisi

Il nuovo anno zero (spaccato) del Milan

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MILANO – L’ormai imminente sbarco in Italia di Ralf Rangnick con direzione Milanello, autorizza il mondo del calcio e in particolare l’ambiente milanista ad analizzare l’ennesima rivoluzione in seno ad una società che non riesce ormai da anni a ritrovare sé stessa. Il tecnico tedesco arriverà portato in pompa magna dalla società, accolto malissimo dai tifosi e fra lo scetticismo degli addetti ai lavori che si interrogano sulle possibilità che il nuovo corso rossonero possa più o meno funzionare. Rangnick farà indirettamente fuori anche Paolo Maldini e Zlatan Ibrahimovic, creando un Milan giovane e quindi inesperto, oltre a doversi adattare ad un calcio che non conosce e di cui sa poco o nulla.

Il grande ex

Detto che i sostenitori milanisti per l’80% sono delusi dalla scelta della proprietà e mal sopportano il nuovo allenatore che ha avuto diversi scontri a distanza con Paolo Maldini e che è dunque additato come nemico, in molti anche fra giornalisti ed ex allenatori o giocatori non sembrano convinti dalla soluzione partorita dalle menti di Gordon Singer ed Ivan Gazidis. Fabio Capello, ad esempio, ha recentemente affermato ai microfoni di RadioRai: “Il Milan con Rangnick perderà un anno, sarà l’ennesima stagione di rifondazione, l’ennesimo anno zero. Inoltre il tedesco – ha continuato l’ex tecnico rossonero – in Germania ha fatto cose interessanti ma non importanti“. E a dirlo è uno che di cose importanti se ne intende.

Dubbiosi

Poco convinti anche gli ospiti degli studi di Sky Sport: Giuseppe Bergomi analizza il possibile avvento di Rangnick a Milanello: “Non condivido la rabbia nei confronti del tedesco – ha detto l’ex capitano dell’Inter – ma i dubbi li abbiamo tutti e le stesse domande che si pongono i tifosi del Milan ce le poniamo anche noi. In giro c’è scetticismo“. Gli fa eco il conduttore Fabio Caressa: “Se Rangnick si presenta al Milan come seguace di Arrigo Sacchi sappia che si attira pressione addosso. La scelta va rispettata e il nuovo corso incuriosisce, ma sembra che la proprietà rossonera voglia far passare questo allenatore come il salvatore della patria, ma il rischio è sempre dietro l’angolo per un club che manda giù bocconi amari da anni“.

Conclusioni

Gli ottimisti provano a guardare il bicchiere mezzo pieno, come l’ex attaccante rossonero Giuseppe Incocciati che afferma come sia giusto affidare la rivoluzione al tecnico tedesco: “L’uomo giusto per questo progetto“. Ma il punto, in fondo, è proprio questo: il Milan ripartirà un’altra volta daccapo, un’altra volta il palazzo in costruzione verrà abbattuto e ricostruito utilizzando nuovi materiali; stavolta, inoltre, il rischio sarà triplo: la scelta sarà interamente di Elliott e Gazidis (e già solo per questo c’è da tremare), Rangnick non conosce il calcio italiano e la piazza milanista, in più l’organico sarà composto quasi esclusivamente da elementi giovani e immaturi che senza guide rischiano di accartocciarsi alle prime difficoltà. L’ennesimo anno zero in cui lo zero, si spera, non diventi alla fine anche il voto alla stagione.

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