Analisi
Ibrahimovic-Gazidis: uno scontro che mette a nudo l’inconsistenza del Milan
MILANO – Sguazzare sul diverbio (civile ma deciso) avvenuto a Milanello fra Zlatan Ibrahimovic ed Ivan Gazidis è pressoché inutile, mentre approfondire cosa ci sia sotto è assai più interessante. L’amministratore delegato rossonero si è ripresentato al centro di allenamento dopo un mese di latitanza ingiustificata, ha chiesto ai calciatori il massimo impegno per la ripresa della stagione e, a 48 ore dalla sfida di Coppa Italia con la Juventus, ha deliberato la decurtazione degli stipendi della squadra. Ibrahimovic, da vero leader del gruppo, gli ha risposto per le rime, andando anche oltre, parlando di un Milan lontano da quello che conosceva lui e, soprattutto, di un progetto inesistente.
Futuro
La preoccupazione di tutti è infatti questa: dove porterà il programma di rilancio milanista? Ammesso e non concesso che il club sappia cosa fare (e su questo andrebbe fatto un approfondimento a parte), le parole di uno come Ibrahimovic (che non parla mai a vanvera) gettano ombre minacciosissime sull’avvenire di un Milan che ripartirà da Ralf Rangnick, da uno spogliatoio ancora più giovane, senza leader, senza esperienza, senza uno straccio di guida che permetta alla società e alla squadra di tornare ai livelli che la storia ed il blasone rossonero impongono. Ibrahimovic non si fida del piano di rilancio del Milan, come non si fidano tanti tifosi, già esasperati da quasi dieci anni di mediocrità e spaventati dall’ennesima rivoluzione che, parola del presidente Scaroni, non produrrà risultati a breve.
Enigma
Ciò che sarà del Milan è un mistero: la società vuole tornare competitiva ma programma una ripartenza esclusivamente basata su elementi under 25, col rischio di ritrovarsi sul groppone altri Leao, altri Paquetà e altri Duarte, e la speranza di coltivare qualche Bennacer e qualche Theo Hernandez. Il tutto affidato ad un tecnico come Rangnick che non sa nulla di cosa sia il Milan e di cosa sia la serie A, del resto proprio come Gazidis che dopo quasi due anni a Milano continua a commettere errori, a gestire la squadra come un professore severo ed intransigente, utilizzando un dialogo asciutto, gelido e mai accogliente. Ibrahimovic lascerà il Milan, quello che non è più il suo Milan, ovvero un Milan vincente. Cosa ne sarà del progetto lo diranno i fatti e la prospettiva che il prossimo anno i rossoneri saranno composti da uomini scelti, voluti e gestiti da questa proprietà non lascia per niente tranquilli. Anzi.
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