Analisi
“Fiducia in Allegri e Tare”. Che non contano nulla

Cambiare tanto per non cambiare nulla. Al Milan sta accadendo un po’ questo, perché i malumori per l’ultima disastrosa stagione avevano lasciato credere i più ottimisti che la società si sarebbe ravveduta modificando pensieri e filosofie, stravolgendo quel gruppo di lavoro che aveva causato solo miseria e desolazione. E invece, nonostante l’arrivo di un direttore sportivo (Igli Tare) e di un allenatore con un certo pedigree (Massimiliano Allegri), a comandare è sempre l’amministratore delegato Furlani, attento solo ed esclusivamente all’aspetto economico e mai a quello sportivo.
Decisioni
Del resto, ciò si era capito già prima che arrivasse Tare, quando Furlani aveva candidamente dichiarato: “Non c’è fretta per il ds, tanto il mercato lo fa la società che sta già operando e ha le idee chiare“. Tanto chiare che, cacciato a furor di popolo Theo Hernandez, non c’è l’ombra di un nuovo terzino sinistro all’orizzonte, tutto il contrario, ad esempio, di quanto fatto da Paolo Maldini che, dopo la colpevole mancata firma di Donnarumma, si cautelò con l’acquisto di Mike Maignan, ufficializzato già prima della scadenza del contratto del portiere italiano. Così si opera.
Commedie
E invece, ora a comandare è Furlani che ne combina una più di Bertoldo. Esempi pratici: Tare individua (sa Dio perché) in Archie Brown il nuovo terzino sinistro; sul giocatore c’è anche il Fenerbaçhe che pare in vantaggio, anzi no, ecco il Milan che rimonta, spedisce un aereo privato per portarlo in Italia, lo stesso fanno i turchi, sfida spaziale nei cieli d’Europa, Brown a un passo dai rossoneri, poi cala il silenzio. Furlani legge fugacemente qualche pagina di un libro e va a nanna, il Fenerbaçhe passa la notte a convincere il calciatore a scegliere la Turchia e la mattina dopo Brown è a Istanbul.
Strategie
Si dice che il Milan per etica non si faccia strozzare dai procuratori e dalle commissioni. Premesso che un fondo come Elliott (o RedBird per chi ancora crede che esista Gerry Cardinale) che parla di valori fa un po’ ridere, il calciomercato funziona anche con le commissioni, tutti lavorano così e non può arrivare il Milan (quello di oggi, peraltro, manco quello di Berlusconi e Galliani) e decidere che da oggi si cambia. Idem con patate la questione Jashari: il Bruges chiede 40 dall’inizio, se i rossoneri pensano che sia una valutazione eccessiva e i belgi non fanno sconti, si proceda con altri obiettivi.
Conclusioni
E invece la trattativa va avanti all’infinito, il Milan chiede solo sconti, Tare ed Allegri indicano nomi che Furlani depenna per i costi, poi è lo stesso amministratore delegato a scegliere nel mazzo chiunque si possa pagare meno, se è conforme ai dettami tattici dell’allenatore, bene, altrimenti va bene lo stesso. Tare ed Allegri non hanno potuto mettere bocca sulle partenze di Reijnders e di Theo Hernandez, ma hanno poca voce in capitolo anche per gli acquisti e gli unici fatti sin qui (Ricci e Modric) erano stati scelti da mesi.
Vittime
Vi chiederete: e allora che li hanno presi a fare Tare ed Allegri? Ancora non lo avete capito? Per incolparli del prossimo anno andato male e dei prossimi insuccessi. Come Maldini e Massara, come Pioli, come Fonseca e Conceiçao, come Theo Hernandez. A presentare Allegri non c’era nessun esponente del club, perché? Per lanciare un messaggio chiarissimo: volevate il ds? Eccolo. Volevate l’allenatore dal curriculum importante? Eccolo. Se le cose andranno male sarà colpa loro. Peccato, però, che si chieda ad un grande chef di cucinare con gli ingredienti del discount. Auguri.
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