Analisi
Milan: cosa ha detto la prima conferenza stampa di Allegri

Abbronzato, atletico, inizialmente confuso e forse ancora convinto di trovarsi alla Juventus, poi più sciolto, disinvolto e concreto. Così si è presentato Massimiliano Allegri in conferenza stampa, la prima in rossonero dopo 11 anni e tanta acqua passata sotto i ponti sia per lui che per il Milan. C’è chi si aspettava una rivoluzione dalle parole del tecnico livornese che, in realtà, non si è sbottonato molto anche perché la qualità delle domande rivolte era dell’ormai consueto livello del giornalismo italiano in una sala stampa che sembrava un ritrovo di amici e non una sede di lavoro.
Note negative
Allegri è apparso molto aziendalista (troppo, probabilmente), è riuscito a dire che la società è stata brava a convincere Maignan a rimanere a Milano (la realtà, come i meno fessi sanno bene, è che il portiere resta per ora in rossonero solo perché l’offerta del Chelsea è stata ritenuta troppo bassa), nonché la conferma che l’obiettivo principe (l’unico per il club) resta il ritorno in Europa. Dapprima ha girato intorno al concetto, poi quando ha parlato più a briglie sciolte si è tradito: “Arrivare tra le prime 4 non sarà semplice“. Quarto posto, ricavi, introiti, bla bla bla.
Note positive
Meno noiosa e pedante, invece, è stata la parte in cui Allegri ha parlato di cosa voglia effettivamente dalla sua squadra: organizzazione, passione, professionalità. La traduzione è che l’allenatore toscano pretenderà una formazione equilibrata che subisca pochi gol, grintosa e non arrendevole, infine con atteggiamenti mai fuori dalle righe, vorrà rigore e disciplina, in campo come altrove. Difficile dire ora dove potrà arrivare il suo Milan, di certo c’è che Allegri non è Fonseca e Tare non è Ibrahimovic e, fidatevi, in una società disastrata come questa non è poco, non è affatto poco.
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