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Analisi

Ibrahimovic con Rangnick? Ecco cosa può fare il Milan

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MILANO – Ralf Rangnick si avvicina sempre di più alla panchina del Milan che potrebbe occupare sin dalla prossima stagione, ricoprendo inoltre un ruolo che dovrebbe andare anche al di là del semplice allenatore, influendo pesantemente anche nell’organizzazione tecnica nonché nella campagna acquisti del club. Che le parti dialoghino da mesi e che l’approdo in Italia del tedesco sia più che probabile è ormai chiaro e dunque, per buona pace degli scettici e di Stefano Pioli (ormai al passo d’addio), il nuovo Milan di Rangnick prenderà presto forme e contorni.

Costruzione

C’è da dirimere la posizione di Paolo Maldini, che con Rangnick a capo dell’area tecnica difficilmente resterà al Milan, e c’è poi da capire cosa farà Zlatan Ibrahimovic che deve decidere se proseguire per un’altra stagione in rossonero o chiudere la sua carriera altrove. Lo svedese è stato spesso incalzato nelle ultime settimane circa il suo futuro che egli stesso non ha affatto chiarito, senza tuttavia chiudere le porte ad una permanenza a Milano, a patto che la squadra sia finalmente competitiva almeno per raggiungere il quarto posto. E a patto, naturalmente, che l’allenatore lo voglia.

Dubbi

Non è un caso, infatti, che Ibrahimovic abbia instaurato un rapporto ed una sintonia ottima con Stefano Pioli, così come evidente è che Rangnick prediliga nei suoi gruppi elementi giovani ed una formazione rapida, veloce e dinamica, caratteristiche che si scontrano con la staticità e l’accentramento del centravanti svedese. Se a questo aggiungiamo poi che Gazidis (pur piacevolmente sorpreso dall’impatto di Ibrahimovic nello spogliatoio e nell’ambiente) preferisce una rosa under 25 e che manca ancora l’accordo economico sul prolungamento di contratto del fuoriclasse scandinavo, ecco che le perplessità aumentano.

Convenienza

Ma a chi conviene nel Milan che Ibrahimovic se ne vada? A Gazidis probabilmente no perché perderebbe ancor di più credibilità agli occhi dei tifosi, alla squadra men che meno perché verrebbe meno il punto di riferimento, l’esempio e la guida dello spogliatoio. Ma anche per Rangnick, nonostante il suo intento sia quello di ricostruire le sue squadre da zero, arrivare a Milanello senza il leader del gruppo potrebbe non essere il massimo. Ibrahimovic, che prima di essere un campione sul campo è un professionista assoluto, garantirebbe il filo conduttore fra vecchio e nuovo Milan, rimanendo il capo carismatico ed aiutando il tecnico tedesco ad inserirsi e a capire di preciso cosa sia il mondo milanista.

Supporto

Un ragionamento che l’allenatore non esclude a priori, così come lo stesso Ibrahimovic non sembra avere pregiudizi nei confronti dell’ex tecnico del Lipsia. Del resto, si diceva lo stesso anche di Pioli con cui invece il centravanti ha stabilito un rapporto di profonda stima umana e tecnica. E’ necessario, dunque, che nel colloquio che Ibrahimovic avrà con Gazidis nelle prossime settimane venga chiarito il nome del prossimo allenatore, il progetto tecnico e vengano fornite al calciatore le garanzie sportive che richiede, per poi fare lo stesso con Rangnick e provare a far funzionare una coesistenza improponibile forse solo sulla carta.

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