Analisi
Milan: troppe cose non funzionano
Il Milan torna dal Sinigaglia di Como con 3 punti, tanti interrogativi e Pulisic e Thiaw a rimpolpare l’infermeria che Fonseca si vantava di vedere sempre vuota e che, dopo le sue ultime parole famose, si è riempita fino all’orlo come il boccale di vino di Terence Hill in Lo Chiamavano Trinità. E, a proposito dell’ex tecnico rossonero, lui la partita in riva al Lario probabilmente non l’avrebbe neanche pareggiata, un po’ perché la sua squadra mancava di carattere (riprendendo chissà da chi) e un po’ perché chi l’ha decisa (Theo Hernandez e Leao) era spesso confinato in panchina a purificarsi dal peccato originale.
Lacune
Certo è, però, che al Milan manca ancora tanto, ma tanto davvero, per essere una squadra che possa solo minimamente pensare di potersi agganciare al treno dell’alta classifica. La rosa, va detto, è stata costruita male perché proprietà e dirigenza hanno occhi solo per risparmio e bilanci, e con quel che resta ramazzano gli avanzi per costruire alla bene e meglio l’organico. Basti pensare a Morata che tutto fa tranne il centravanti, o a Emerson Royal che non ne azzecca una neanche a pagarlo, anzi, purtroppo lo pagano pure. E questa è la mancanza più profonda con cui Conceiçao è costretto a convivere, anche perché senza un euro sarà difficile aspettarsi qualcosa in questo mercato.
Approcci
Ma c’è dell’altro: il Milan si affaccia in modo pessimo alle partite, praticamente sempre. Lasciamo stare l’era Fonseca, grazie a Dio sepolta per sempre, ma anche con il nuovo tecnico i rossoneri vanno in svantaggio perennemente: tre volte su quattro. L’atteggiamento dei calciatori è penoso, errori concettuali e tecnici, uomini svogliati, indolenti, quasi seccati di trovarsi in campo, ridestati solo da qualche sberla degli avversari. E’ evidente che non possa venir fuori sempre una rimonta, è evidente che il Milan debba imparare ad aggredirle per primo le partite e non solo a rispondere ai colpi. Questo in vista del prossimo anno perché questa stagione, ormai, appare inesorabilmente buttata.
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