Analisi
Milan: quando l’età conta
MILANO – Nella mente di Ivan Gazidis, amministratore delegato ed ormai plenipotenziario del Milan con mandato totale e carta bianca da parte del fondo Elliott, c’è già la rosa del prossimo anno: un taglio netto col passato e, soprattutto, con l’età media. Per il manager sudafricano, infatti, il nuovo Milan dovrà essere ancora più giovane, con l’obiettivo di ridurre il tetto ingaggi ed abbassare ancor di più la carta d’identità dei calciatori, nonostante i rossoneri abbiano ad oggi già l’organico più verde della serie A.
Progetto
Giocatori con età massima di 24 anni e stipendi da 2 o al massimo 2,5 milioni di euro annui. Un programma ardito e rischioso per quello stesso Milan che ha fretta e necessario bisogno di tornare in fretta tra le prime 4 della serie A, ritrovare quella Coppa dei Campioni che dalle parti di Milanello manca dal 2014 e riacquistare un minimo di credibilità agli occhi dei tifosi e degli appassionati comuni di calcio, abituati a vedere il club milanista in cima al mondo e costretto oggi a sguazzare a metà classifica in campionato e a non giocare le coppe europee.
Via le guide
L’idea di Gazidis, va detto subito, ha pochissime possibilità di riuscita. Se, come sembra, in estate verranno epurati gli ultratrentenni (Biglia, Bonaventura e soprattutto Ibrahimovic) e ceduto (forse) Donnarumma che ha il contratto in scadenza nel 2021 e che guadagna 6 milioni di euro, il Milan del prossimo anno si ritroverà con un gruppo giovane, inesperto e senza guide; ci sarà capitan Romagnoli, vero, e gente come Bennacer e Theo Hernandez avrà un anno in più, ma l’impressione è che i rossoneri andranno incontro ad altre difficoltà.
Rischi
Il pericolo maggiore, infatti, è che la squadra, ai primi risultati negativi, possa deprimersi, perdere fiducia ed afflosciarsi come già accaduto nelle ultime due annate quando nei momenti decisivi ha perso il treno dell’Europa a causa dell’inesperienza. Il ritorno a Milano di Zlatan Ibrahimovic sembrava aver riportato Gazidis sulla retta via, ma dopo il licenziamento di Boban e il probabile addio di Paolo Maldini in estate, l’amministratore delegato accentrerà tutto su di lui, riproponendo quella linea verde che ha già miseramente fallito nella prima parte della stagione in corso.
Replica
E’, del resto, un film già visto: senza elementi esperti e maturi, il Milan farà fatica, soprattutto perché San Siro è uno stadio che non perdona niente a nessuno, specialmente dopo 8 anni di mestizia ed insuccessi, e perché la piazza milanista è abituata ad altri palcoscenici. Un giovane fischiato da 50 o 60 mila spettatori, se non aiutato e supportato, rischia il crollo mentale e il terrore di dover mettere di nuovo piede in uno stadio così grande e a lui ostile. Basti ricordare cosa accaduto a Rafael Leao dopo Milan-Sampdoria dello scorso 6 gennaio; quel giorno a consolare il giovane attaccante portoghese c’era Ibrahimovic, prodigo di consigli, l’anno prossimo potrebbe non esserci nessuno. Può davvero il Milan in queste condizioni permettersi questo azzardo?
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