Analisi
I mille volti del Milan di Pioli
Il Milan viaggia spedito verso il suo 19.mo scudetto che i rossoneri potranno conquistare domenica a Reggio Emilia (inizio ore 18), con un sol punto da portare a casa per laurearsi campioni d’Italia 11 anni dopo l’ultima volta. Il traguardo è davvero ad un passo per la compagine di Stefano Pioli, forse non accreditata inizialmente dei galloni della favorita, ma capace di issarsi al primo posto e confermarsi come squadra da battere nell’ultimo mese quando sotto i colpi del Milan sono cadute nell’ordine Genoa, Lazio, Fiorentina, Verona ed Atalanta, fino a giungere all’ultimo scalino della corsa tricolore.
Cambi
I rossoneri sono apparsi pressoché perfetti nell’ultima parte di campionato, anche grazie alla capacità di Pioli di rendere la squadra camaleontica, pur conservando il modulo tattico iniziale, ovvero il 4-2-3-1 che è ormai il marchio di fabbrica del Milan. Ma se lo scacchiere è collaudato, l’allenatore emiliano ha saputo plasmarlo a seconda delle partite alternando, ad esempio, il fantasista, passando dalla qualità di Brahim Diaz alla fisicità di Kessie fino ad arrivare alla duttilità di Krunic. In attacco a destra, poi, ecco l’estro di Messias in contrapposizione con il senso dell’ordine di Saelamaekers.
Risorse
Mutazioni che hanno consentito al Milan di cambiare faccia di settimana in settimana, o anche all’interno della stessa gara, risultando così ancora più imprevedibile. Tutti, in squadra, hanno recitato più ruoli, perfino i terzini Theo Hernandez e Calabria hanno occupato di tanto in tanto posizioni più centrali per consentire agli attaccanti esterni (Leao in particolare) di arare l’intera fascia con tutto lo spazio a disposizione. Infine l’attacco, dove Ibrahimovic e Giroud hanno fornito punti di riferimento in area, mentre Rebic ha garantito soluzioni meno scontate, come accaduto contro la Lazio.
Capacità
Se di Pioli si è insomma celebrata l’immensa capacità di creare un gruppo unito, solido, compatto, quasi più simile ad una famiglia che a una squadra di calcio, doveroso è anche rimarcarne l’acume tattico, la crescita evidenziata nella lettura e nello studio delle partite, senza impuntarsi o fissarsi su unico modulo e sugli stessi calciatori, alternati ed utilizzati a seconda dei contesti e delle situazioni, al punto che difficilmente si sono riscontrate prestazioni particolarmente negative da parte dei singoli. Il Milan è primo, lo scudetto è vicinissimo e di casuale non sembra davvero esserci nulla.
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