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Analisi

Milan: inutile cambiare l’allenatore se non cambia il resto

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Su un concetto Sergio Conceiçao ha ragione: è difficile lavorare in un ambiente attorno al quale ogni giorno vien fatto uscire il nome di un tuo potenziale sostituto. Certo, è anche vero che è stato il portoghese stesso ad infilarsi in questa situazione firmando a gennaio un contratto di soli 6 mesi e senza alcun vincolo per un possibile rinnovo, ma è chiaro che il lavoro di un tecnico rischia di essere delegittimato dal quasi sicuro addio a giugno. Inoltre, potrebbe anche darsi che proprio Conceiçao, in caso di vittoria della Coppa Italia, scelga di non rinnovare comunque, andando via da vincitore.

Panchina

Ma il punto non è tanto il nome del nuovo allenatore, anzi, cambiare Conceiçao per prendere un altro Conceiçao o un altro Fonseca avrebbe poco senso, così senza motivazione sarebbe un avvicendamento in panchina senza una ristrutturazione degli obiettivi. Se il Milan vuole continuare a vivacchiare in serie A senza particolari ambizioni e con il traguardo massimo del quarto posto, allora l’allenatore può essere (quasi) chiunque, perché è evidente che la società chiamerebbe tecnici pronti a dir di sì a tutto pur di inserire il nome del Milan nel proprio curriculum.

Struttura

Se, al contrario, le ambizioni dovessero crescere, allora la scelta dell’allenatore avrebbe un’importanza rilevante. Ciò può accadere solo ad una condizione, ovvero che Elliott parcheggi Cardinale impedendogli di fare altri danni, riprenda il comando del Milan al 100% e provi a ricostruire una squadra potenzialmente vincente (come fra il 2020 ed il 2022) per rendere il club più appetibile e venderlo (finalmente) ad un vero ed unico proprietario. Se così non fosse, la guerra Elliott-RedBird continuerebbe a suon di schermaglie e dispetti, con la parte sportiva e i tifosi ancora sconfitti.

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