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Analisi

Conte distrugge Fonseca, ma il Milan ha lo scudetto del bilancio

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Ha giocato al gatto col topo il Napoli a San Siro contro il piccolo Milan. Ha segnato con Lukaku dopo pochi minuti, poi ha lasciato sfogare i poveri rossoneri che si sono illusi di poter rimettere in piedi una partita chiusa dal 2-0 di Kvicha Kvaratskhelia con la gentile partecipazione di Emerson Royal, l’unico essere umano al mondo a non sapere che il georgiano parte da sinistra per convergere al centro e calciare in porta di destro. Gara finita con oltre 45 minuti di anticipo, perché il Napoli, magistralmente condotto da Antonio Conte, ha amministrato la sfida e gestito il Milan, confusamente condotto da Paulo Fonseca.

Scelte

Come sempre, chi è causa del suo mal pianga sé stesso: in estate il Milan poteva virare sul tecnico leccese, bastava volerlo, Conte sarebbe venuto a piedi a Milano, ma il club rossonero aveva altre idee, quelle del gioco dominante, di un allenatore vero e non un manager, o forse più semplicemente ne voleva uno che guadagnasse la metà di quello precedente. Conte ha migliorato tutti nel Napoli: Kvaratskhelia cattivo, quasi invasato, Meret sicuro, perfino Mazzocchi è tornato dalla terra dei morti viventi. Fonseca, invece, ha peggiorato i suoi: da Loftus-Cheek a Leao arrivando perfino a Morata, nessuno sembra sapere cosa fare.

Traguardi

Eppure al Milan sono tutti felici: i tifosi riempiono San Siro in massa e continuano a cantare fino al 90′ come rintronati, l’allenatore continua a credere allo scudetto e la società brinda all’attivo di bilancio raggiunto, vale a dire l’unico reale obiettivo di questo club per nulla ambizioso. In tribuna durante Milan-Napoli c’erano Moncada e Furlani a contemplare il vuoto e Zlatan Ibrahimovic a fissare i replay sui monitor di servizio sperando in qualche aiuto divino come contro l’Udinese. Dovrebbero, al contrario, guardarsi in faccia fra di loro ed affermare in coro: “C’era una volta il Milan e noi lo abbiamo distrutto“. E Conte vince.

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