I tifosi, i grandi complici del disastro milanista

Si era partiti con la grande minaccia durante il finale della scorsa stagione, arrivata perfino dalla Curva Sud Milano, il settore che, solitamente, va allo stadio sempre e comunque. Chiedevano alla società di svegliarsi e che se non ci fosse stato un mercato importante e non fosse arrivato un allenatore di grido, avrebbero protestato in massa, arrivando magari anche a disertare San Siro. L’estate, però, ha cancellato rabbia e frustrazione, la campagna acquisti del Milan è stata deludente, così come l’annuncio del nuovo tecnico, il tutto votato alla strategia del risparmio, coi risultati che stiamo ammirando in campionato.

Sudditi

Insomma, in un mondo normale nessun folle avrebbe messo piede allo stadio in una simile situazione, con un club che millanta grandi ambizioni per poi spendere poco e male sul mercato. E invece, apre la campagna abbonamenti e la tifoseria si getta in massa a sottoscriverli, San Siro è pieno come un uovo al debutto contro il Torino, così come i settori ospiti a Parma e a Roma. E così, anziché contestare, il pubblico è sempre presente, poi si riversa sui social ad insultare il club, l’allenatore e i giocatori, opera totalmente inutile se non per sfogare le frustrazioni su una tastiera.

Proteste

Anche perché, qualsiasi dirigente può chiudere l’argomento davanti a un microfono dicendo: “Se ai tifosi questo Milan non piacesse non verrebbero allo stadio“. Logico, no? Immaginate, invece, uno stadio vuoto, una protesta così silenziosa da fare un rumore assordante, tanto da scomodare i giornalisti a fare domande scomode a proprietà e dirigenza, addirittura in grado di far tornare Ibrahimovic dalle vacanze. Ecco, in quel caso il club sarebbe costretto a dare risposte, mentre con San Siro sempre pieno la protesta si riduce ai social e a qualche fischio, il tutto cancellato e dimenticato due giorni dopo ogni partita. Se a voi sta bene così, evviva.