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Analisi

Il Milan di Fonseca è sempre più il Milan di Pioli

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Lo scudetto era una chimera, il Milan lo sapeva fin da luglio, fin da quando si è capito che il nuovo allenatore sarebbe stato uno qualunque e le ambizioni ridimensionate. Due punti in tre partite, due su nove disponibili: aspettarsi di più dal Milan di Fonseca era difficile, un allenatore che non ha dato nulla alla squadra, anzi, ne ha peggiorato i difetti ed ammortizzato i pregi, a Parma e a Roma ha schierato formazioni assurde, una squadra messa in campo senza logica, all’Olimpico pure senza Theo Hernandez e Leao, sostituiti da Terracciano e da Okafor, cioè dal nulla.

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Dal Milan di Pioli, peraltro, nulla è cambiato: i rossoneri buscano gol a grappoli esattamente come l’anno scorso, vincono poco, segnano soltanto grazie alle fiammate dei suoi pochi fuoriclasse (quando giocano) e si sono abbonati a subire reti nella stessa maniera, laterale sinistro avversario che lascia sul posto il terzino destro milanista e attaccante che si butta sul primo palo schiaffandola dentro. C’è poco da salvare in Lazio-Milan: Pavlovic, l’ingresso di sostanza di Abraham e il pareggio acciuffato; per il resto un pianto totale ed un allenatore totalmente inadeguato al contesto in cui si trova.

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