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Analisi

I 4 errori Cardinali del Milan

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Quando in un’azienda non si raggiungono gli obiettivi non c’è mai un unico colpevole, ma le responsabilità vanno suddivise fra tutti i componenti societari, dai vertici fino alla manovalanza. E così anche nei club calcistici, come per esempio il Milan che è sotto processo dopo un inizio di campionato terrificante (1 punto in 2 partite), una proprietà e una dirigenza che brancolano nel buio, un allenatore che pare capitato lì per caso e un insieme di calciatori che vagano per il campo dando la sensazione che non vedano l’ora che i 90 minuti della partita trascorrano il più velocemente possibile.

Proprietà

Gli errori del Milan sono sostanzialmente 4: il primo è da attribuire alla proprietà e al patron Gerry Cardinale che, adottando la filosofia americana del “facciamo tutto in gruppo” ha dato il benservito a Paolo Maldini un anno fa per affidare i quadri tecnici al trio Furlani-Moncada-D’Ottavio, supervisionati da Zlatan Ibrahimovic che crede ancora di essere un calciatore e si fa bello sui social e nelle conferenze stampa, prendendo in giro un po’ tutti e non rendendosi conto che le battute dei dirigenti sono più pesanti di quelle di un giocatore.

Dirigenza

Ma perché Cardinale ha scelto così? Semplice, per non avere nessuno che contestasse l’unica missione del Milan, ovvero quella di risparmiare su tutto e tutti. Maldini si sarebbe opposto ad un calciomercato da discount, gli attuali dirigenti no. Non è vero che in seno al Milan decidono tutti insieme (un po’ come la banda di Romanzo Criminale che non aveva capi), a decidere è Cardinale che impone la logica del “prendiamo quello che costa meno” e la dirigenza esegue. I risultati? Con un Conte libero si preferisce Fonseca solo perché come stipendio prende la metà di Pioli.

Allenatore

Idem con patate sul calciomercato dove in attacco c’è Morata non perché l’abbia chiesto l’allenatore, bensì perché il meno caro dei centravanti sondati. Capitolo tecnico: Fonseca è un discreto allenatore, ma ha poco carisma e una mentalità poco vincente, ci resta male se la squadra non vince ma non è poi così importante, esattamente come non lo è per la proprietà che ha come unico obiettivo quello di entrare fra le prime quattro, se da primi meglio, se da quarti va bene lo stesso. L’allenatore non è pungolato dal club e si adegua a qualsiasi calciatore arrivi, tanto per lui è già un successo guidare il Milan.

Pubblico

E poi, ultimi ma non per importanza, ecco i tifosi. A giugno e a luglio è dilagata la protesta social con minacce di non andare allo stadio se non ci fosse stato un calciomercato imponente, a partire dall’allenatore, come recitava anche uno striscione in Curva Sud lo scorso maggio. Arriva Fonseca, di acquisti nemmeno l’ombra, ma appena apre la campagna abbonamenti sono tutti lì a rinnovare, col risultato che il club potrà sempre dire “se i tifosi fossero insoddisfatti non verrebbero allo stadio“. San Siro è sempre pieno, evidentemente anche al pubblico piace questo Milan.

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