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Analisi

Milan-Zirkzee: ma il problema è la commissione o il costo della commissione?

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Il Milan continua a trattare Joshua Zirkzee, obiettivo numero uno (almeno a parole) dei rossoneri per sostituire Olivier Giroud, finito in America. Come è noto, l’accordo col calciatore olandese c’è, così come il Milan (sempre a parole) è pronto il 1 luglio a pagare la clausola di 40 milioni che permetterebbe di non interpellare neanche il Bologna, proprietario del cartellino dell’attaccante. Il nodo è la commissione che il procuratore di Zirkzee, l’iraniano Kia Joorabchian, pretende dal Milan, vale a dire 15 milioni che, sommati ai precedenti 40, farebbero lievitare l’affare a 55 milioni complessivi.

Dubbi

E allora, da quello che ormai si sente da settimane, i rossoneri provano quantomeno a limare il costo della commissione, spingendosi fino a 8 milioni da versare all’agente. In realtà, però, il club si sta scagliando contro la regola che consente tali “tasse” per i procuratori, facendo sorgere un dubbio che puzza tanto di volontà di risparmiare e basta: ma il problema è etico, ovvero no a qualsiasi commissione, fosse anche di 1 euro, oppure economico, cioè vanno bene le commissioni ma fino ad un certo punto? La domanda è lecita, perché il Milan sembra voler pagar poco e non evitare di pagare.

Ideali

Se il club milanista vuole trasformarsi in Che Guevara e tentare (da solo) una rivoluzione nel mondo del calcio, è ovviamente libero di farlo, consapevole comunque che senza l’appoggio di altre società verrà isolato e, di conseguenza, si dovrà arrangiare con calciatori di seconda mano, ma a quel punto dovrebbe opporsi a qualunque richiesta economica dei procuratori. Se, invece, il nodo è l’eccessiva richiesta di Joorabchian, allora l’analisi è semplice: allenatori, calciatori o commissioni che siano, dalle parti di Milanello l’unica regola è cacciare meno danaro possibile. Sempre e comunque.

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