Come il calcio europeo prova a difendersi dall’assalto arabo

I nomi e le cifre li conosciamo ormai bene: da Benzema a Milinkovic-Savic, il calcio arabo sta strappando fior di campioni all’Europa che, salvo rarissime eccezioni, non riesce a competere coi dobloni provenienti dall’Asia e sembra costretta ad arrancare dietro le ricchissime offerte di chi non bada a spese pur di trasformare quel calcio nel più appetibile ed affascinante del mondo. E’ vero che il confronto col calcio europeo (a livello di scontri in campo) non c’è e in questo l’Arabia Saudita ha ricevuto anche qualche no come quelli di Mbappé e Lautaro Martinez, ma la sensazione è che sia complicato mettere un freno.

Rischi

Del resto, se ad una società europea vengono offerte cifre da capogiro e al calciatore contratti milionari di 4, 5 o 6 anni, come si può pretendere di contrapporre un rifiuto? Come detto, c’è chi dice no e lo fa per continuare a voler giocare la Coppa dei Campioni e confrontarsi con l’unico vero calcio che conta a livello di club, ovvero quello europeo che manterrà sempre un fascino a cui Asia ed America non arriveranno mai. Il pericolo, però, è che ogni lega del vecchio continente possa perdere di anno in anno pezzi pregiati e che diverse squadre si possano indebolire pur guadagnando tantissimi soldi.

Strategia

Ma cosa si può fare, allora, per frenare l’avanzata araba? L’idea l’ha avuta, almeno in Italia, Aurelio De Laurentiis. Il presidente del Napoli, infatti, ha pensato di inserire una doppia clausola sul rinnovo di contratto di Victor Osimhen, con una cifra valida per l’Europa (fuori dall’Italia, per l’esattezza) ed una valida per i paesi extraeuropei e con prezzo raddoppiato rispetto all’altra. Dunque, per il Real Madrid la clausola sarebbe, ipoteticamente, di 150 milioni, per l’Arabia Saudita di 300. Gli arabi non avrebbero problemi a spendere anche queste cifre? Forse no, di certo però l’Europa andrebbe a complicar loro una vita che ad oggi sul calciomercato appare sempre più in discesa.