Analisi
Milan: la riscossa di Kjaer
Simon Kjaer è stato, insieme ovviamente a Zlatan Ibrahimovic, l’anello di congiunzione fra vecchio e nuovo Milan, tra l’assurdo inizio dell’era americana che voleva tesserare solamente giovanotti di belle speranze escludendo l’esperienza (necessaria per una squadra di blasone) e che aveva ingaggiato Marco Giampaolo (!) come allenatore. Il difensore danese, poco utilizzato all’Atalanta, si è rivelato uno degli elementi più importanti della rinascita milanista, protagonista assoluto dello scudetto del 2022, nonostante il grave infortunio di dicembre 2021 a Genova che lo ha poi tenuto fuori per il resto di quella trionfale stagione.
Sofferenza
Proprio il ko al ginocchio ha costretto Kjaer ad un anno di inattività, perché tornare non è mai semplice dopo guai simili, specie per chi ha superato i 30 anni. Il danese ha vissuto la scorsa annata da comprimario, o quasi, anche se la sua rilevanza nello spogliatoio è stata fondamentale nei momenti bui dell’anno e, nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa, anche in campo (vedi Napoli) ha fornito prestazioni eccellenti, annullando totalmente Osimhen al San Paolo in una delle serate più belle della stagione rossonera 2022-23.
Rilancio
Kjaer, insomma, è tornato a pieno regime ed è pronto a giocarsi le sue carte anche se, almeno inizialmente, partirà indietro nelle gerarchie di Pioli rispetto a Tomori, Thiaw e Kalulu. Ma, a prescindere dal numero delle presenze, l’importanza del danese sarà comunque vitale nel gruppo rossonero, specialmente dopo gli addii di Ibrahimovic e Tonali, oltre all’incomprensibile licenziamento di Paolo Maldini, con Kjaer che dovrà riempire la casella del leader esperto e carismatico. Ci sarà da far integrare i nuovi, ci saranno forse momenti complicati, ed ecco allora che la personalità del difensore scandinavo sarà imprescindibile anche per il nuovo Milan.
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