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Analisi

Il Milan casalingo è un pianto

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Se il trionfo di Napoli aveva restituito a Stefano Pioli la squadra che un anno fa aveva conquistato con pieno merito lo scudetto, la gara casalinga contro l’Empoli (che doveva rappresentare il definitivo volo verso la qualificazione in Coppa dei Campioni) ha mostrato di nuovo un Milan in difficoltà, spuntato, capace di regalare sprazzi di partita ad un avversario che ormai poco aveva e ha da chiedere a un campionato ottimamente condotto dagli uomini di Zanetti. E così, la lotta per un posto in Paradiso torna a farsi complessa per i rossoneri, chiamati a sudarsi l’obiettivo con le agguerrite rivali.

Problemi

Il Milan non ha giocato neanche malissimo contro l’Empoli, di certo molto meglio rispetto a Udine o alla pessima prestazione con la Salernitana di un mese fa, si è impegnato, ha creato occasioni, è stato vagamente sfortunato, ma è apparso in ogni caso di tutt’altro tenore rispetto a quello ammirato a Napoli. Contro avversari chiusi e ordinati, ormai è chiaro, la squadra di Pioli fatica a trovare spazi, a farsi largo, poi si stanca, si innervosisce e non sempre le palle buttate avanti trovano gloria come accaduto in autunno contro Spezia e Fiorentina.

Errori

Ci si è messo poi anche il tecnico a fare pasticci: Pioli si è presentato con Rebic, Pobega e quel che resta di Origi al posto di Leao, Krunic e Giroud, logico che la squadra non fosse quella del San Paolo. Troppi cambi, troppi giocatori atleticamente spenti, comprensibile la voglia di preservare i titolarissimi per la gara di coppa, ma gravissimo prendere sotto gamba il campionato perché, ammettendo pure che il Milan arrivi in finale di Coppa Campioni, la qualificazione alla prossima edizione passa poi per il successo finale e se questo non dovesse arrivare, non essere fra le prime 4 in campionato porterebbe i rossoneri a retrocedere in Coppa Uefa. Il Milan continua a scherzare col fuoco ed il rischio di bruciarsi è sempre più alto.

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