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Analisi

Il ruggito del Milan, la rinascita e i rimpianti di chi è tornato grande

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Il Milan sembra non volersi più fermare e sembra veramente quello dello scorso anno che andò a vincere lo scudetto con pieno merito ma senza alcun pronostico favorevole. Contro l’Atalanta i rossoneri hanno conquistato la quarta vittoria di fila tra campionato e Coppa dei Campioni, tutte senza subire gol, ha festeggiato il ritorno in campo di Maignan e Ibrahimovic, nonché l’aggancio all’Inter in seconda posizione dietro all’ormai imprendibile Napoli. Il periodaccio di gennaio, insomma, è ormai solamente un ricordo, anche se doloroso perché in meno di un mese il Milan ha perso tutto o quasi.

Rammarico

Comunque andrà a finire questa stagione, infatti, per i rossoneri sarà difficile non avere rimorsi per quella crisi che ha fatto scappare il Napoli ed ha portato via Coppa Italia e Supercoppa di Lega. Cosa sia successo a gennaio nessuno probabilmente lo capirà mai, certamente oggi è tutto un altro Milan, tornato solido, concreto, cattivo, determinato a portare a casa il risultato e senza paura di gestire i momenti complicati della partita. Il cambio di atteggiamento della squadra, più di quello tattico, è stato decisivo, la testa dei calciatori ha ripreso a girare senza confusione e risultati arrivano.

Crescita

L’evoluzione del Milan è evidente e facilmente comprensibile guardando le partite: è tornato Maignan che ha immediatamente infuso sicurezza nella difesa che mai come nella gara contro l’Atalanta si è spesso rifugiata nei retropassaggi verso quello che è più di un portiere. Sono cresciuti Theo Hernandez, Tonali, Messias, Kalulu e il giovane Thiaw che aveva il difficile compito di marcare il baby fenomeno Hojlund, assolvendolo con maestria e tranquillità. Ed ora sotto con il tentativo di arrivare almeno secondi in campionato ed eliminare il Tottenham in Europa, pazienza per il resto.

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