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Analisi

Ma questo Milan vuole davvero vincere?

La domanda sorge spontanea, perché effettivamente il Milan sembra ormai da due anni ad un passo dal tornare a vincere qualcosa, salvo poi battere in ritirata sul più bello

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La domanda sorge spontanea, perché effettivamente il Milan sembra ormai da due anni ad un passo dal tornare a vincere qualcosa (almeno in Italia), salvo poi battere in ritirata sul più bello. Motivo per cui vien da chiedersi: ma la società ci tiene davvero a riportare qualche trofeo in bacheca? Il fondo Elliott che amministra il club rossonero ha ereditato la pesante situazione lasciata dalla gestione cinese e, sin da subito, ha annunciato con fermezza che avrebbe adottato una politica che si basasse su riduzione di costi e monte ingaggi, nonché su una società da rendere sostenibile.

Gestione

Niente follie sul mercato, occhio ai conti, nessun nome di grido. E, a dir la verità, dopo un inizio stentato, culminato con la scellerata decisione di scegliere Giampaolo come allenatore, le cose dall’inizio del 2020 hanno iniziato a funzionare davvero: Pioli ha preso in mano la squadra, la dirigenza ha cominciato a lavorare a stretto contatto con l’allenatore ed ha acquisito stima e fiducia dalla proprietà, tanto che il Milan al termine della scorsa stagione è tornato in Coppa dei Campioni dopo 8 anni, lottando pure per lo scudetto e quest’anno battaglia ancora con l’Inter per il primo posto.

Obiettivi

Il punto, però, è che ai rossoneri sembra mancare sempre il classico soldo per arrivare ad una lira: come l’anno scorso, il sogno scudetto rischia di interrompersi a febbraio e dopo il derby con l’Inter, segno che qualcosa ancora servirebbe alla compagine milanista per battagliare fino in fondo con i nerazzurri. Dal calciomercato invernale nessun colpo: Kjaer fuori causa per tutta la stagione e non sostituito, l’alternativa a Brahim Diaz è stata chiesta da Pioli per tutta l’estate e non è mai arrivata, il 31 gennaio si avvicina e nulla sembra poter cambiare nell’organico rossonero.

Crescita

E dire che basterebbe davvero poco per innalzare il livello, un paio di colpi ben assestati, senza spendere cifre da capogiro o andare a pescare il nome esotico di turno. In estate sarebbe bastato un Pessina o un Faivre, adesso un difensore affidabile mettendo mano al portafogli. Il tutto per rimanere aggrappati a quello scudetto che sembra molto più vicino di qualche anno fa ma che da febbraio 2020 a febbraio 2021 appare alla medesima distanza, come se il Milan avesse interrotto il suo percorso di crescita e non riuscisse a salire l’ultimo gradino della scala.

Futuro

Inutile dire che il lavoro di società e dirigenza andrebbe solo applaudito e che il Milan in meno di due anni è passato dall’essere una comparsa (o quasi) della serie A all’esser considerato la rivale numero uno dell’Inter, ma è altrettanto vero che non si può essere Peter Pan per tutta la vita, non si può rimanere una squadra in costruzione per anni e anni, deve arrivare il momento in cui l’obiettivo non sarà più il piazzamento ma la vittoria e lo scudetto non più un sogno ma un traguardo perseguibile ed espressamente richiesto . Nello sport, volenti o nolenti, si diventa grandi soltanto così.

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