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Analisi

Il Milan non muore mai, anche l’Europa si inchina

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MILANO – Parliamoci chiaro: il funerale del Milan era già pronto, almeno in Europa, ma proprio prima dell’inizio dell’omelia funebre, i rossoneri si sono ridestati ricacciando indietro gufate e giudizi già sottoscritti. Al Wanda Metropolitano ci ha pensato Messias, l’oggetto misterioso di inizio stagione, a tenere a galla la squadra di Pioli che ha ancora la possibilità di acciuffare gli ottavi di finale di Coppa Campioni dopo le prime tre sconfitte iniziali ed il pareggio col Porto che sembrava aver ormai chiuso i giochi. E invece il Milan è più vivo che mai e se la giocherà fino al 90′ dell’ultima gara, vada come vada.

Tenacia

La formazione di Pioli ha meritato il successo di Madrid contro un avversario che per tutta la partita ha pensato più a menare e a far finta di esser stato menato che a giocare a pallone, aizzato probabilmente dal suo allenatore che a livello tattico è stato surclassato dal suo collega milanista che ha impostato una sfida coraggiosa ma intelligente, oltre ad aver indovinato alla perfezione tutti i cambi, a partire da quel Messias che è stato l’inatteso eroe della serata spagnola. Difficile dire se il Milan passerà il turno, certo è che questa squadra ha un’anima e un carattere che in Italia forse non ha nessuno.

Meriti

Milan che, peraltro, avrebbe meritato questa vittoria ben prima rispetto alla gara contro l’Atletico Madrid: l’avrebbe meritata forse a Liverpool, di certo nella sfida d’andata a San Siro quando i rossoneri furono letteralmente scippati da una direzione arbitrale che neanche al Wanda Metropolitano è stata impeccabile con un calcio di rigore grosso come un palazzo negato a Ibrahimovic nel finale, una decisione parzialmente salvata dal fuorigioco in partenza dello svedese, ma che non giustifica la mancata assegnazione della massima punizione. Il Milan c’è ancora, in campionato, in coppa. Ovunque.

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