Analisi
Quanto è cambiata la mentalità del Milan
MILANO – Dichiarazioni del post Atalanta-Milan: Calabria: “Non vedo squadre italiane migliori della nostra“. Pioli: “Fanno bene i miei calciatori a sentirsi migliori degli altri“. Arroganza? Un pizzico di follia? Estrema euforia? Forse, di certo c’è che al Milan nell’ultimo anno tutto è cambiato, a partire dalla classifica, per proseguire con le ambizioni e con un modo di giocare che ora spaventa tutti gli avversari, in Italia e perfino in Europa dove i rossoneri si sono inchinati al Liverpool e all’Atletico Madrid, ma dopo aver fatto sudare sette camicie ad entrambe.
Svolta
Alla base di tutto c’è senz’altro il lavoro di Stefano Pioli che giusto due anni fa prendeva il posto di Giampaolo sulla panchina milanista, ma soprattutto una mentalità del tutto trasformata rispetto al passato. Il famoso ed ormai quasi benedetto 0-5 incassato a Bergamo alla vigilia di Natale del 2019 è stato il classico fondo toccato da un gruppo che da allora non solo è risalito, ma si è arrampicato ad ampie falcate verso l’uscita, verso la luce, verso quel ritorno ad alti livelli che l’ambiente rossonero attende da ormai 10 anni.
Testa
La mentalità l’ha portata Ibrahimovic, tornato a Milanello proprio dopo la scoppola con l’Atalanta, ma il resto dello spogliatoio lo ha seguito, così come Pioli che si è aggrappato al carisma dello svedese per crescere, maturare e migliorare lui stesso. All’inizio il Milan giocava per giocare, provava a far meglio delle partite precedenti ma col risultato che contava fino ad un certo punto. Oggi il Milan impazzisce di gioia quando vince e si arrabbia come una belva quando perde, lo stesso Pioli esulta come un invasato ai gol segnati e si infuria a quelli subìti.
Ambizioni
Sembra la normalità ed in effetti lo è, ma ai rossoneri non accadeva prima ed accade invece oggi quando nessun traguardo è precluso a priori, nemmeno quello scudetto che perfino un anno fa quando il Milan era in testa alla classifica sembrava complicatissimo da raggiungere, perché l’Inter era troppo forte e perché la squadra di Pioli non era comunque ancora matura. Ora questo Milan sembra davvero diverso, temprato nella mentalità, organizzatissimo in campo, affamato di vittorie come lo era il primo Milan di Sacchi che non vinceva da dieci anni e non giocava in Europa da tanto. Come finirà non si sa ancora, ciò che è sicuro è che adesso i rossoneri non hanno paura di nessuno.
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