Analisi
Milan: l’eredità del derby per Pioli
MILANO – Il Milan torna a vincere il derby di campionato dopo 4 anni, è primo in classifica da solo e a punteggio pieno, e non partiva con 4 vittorie su 4 in serie A dal lontano 1995-96. Basterebbero i numeri per coccolare e rispettare la squadra di Stefano Pioli, allenatore che lo scorso mese di luglio era con un piede e mezzo fuori da Milanello e che con il lavoro e la serietà è riuscito a mantenere il posto sulla panchina rossonera e può ora godersi risultati strabilianti che vanno ben oltre le più rosee aspettative. Del resto, 20 risultati utili di fila in campionato non li fa nessuno che valga poco e il Milan giustamente si specchia davanti a cifre da capogiro.
Derby
Contro l’Inter, il Milan non è stato solo Zlatan Ibrahimovic, anche se lo svedese ha segnato i due gol che sono valsi la vittoria ed ha trascinato un gruppo che assieme a lui si sta trasformando da bruco a farfalla. Nel derby, infatti, le prove di Calabria, di Bennacer, di Kessie e di Saelemaekers sono apparse di livello eccellente ed è complicato trovare un peggiore nella formazione rossonera; perfino il solitamente anonimo Krunic ha dato tracce di sè, ha lottato, corso e rincorso, nonché si è fatto trovare al punto giusto al momento giusto per siglare la rete del 3-1, salvo poi peccare con la mira, ma del resto non è al bosniaco che Pioli chiede i gol vittoria.
Futuro
La realtà è che il Milan esce dal derby con autostima e solidità, ha spazzato via in pochi mesi il tabù degli scontri diretti battendo Juventus, Roma, Lazio ed Inter, non ha certo colmato tutte le sue lacune e assai difficilmente rimarrà in testa al campionato per tutto l’anno, lo sa bene Pioli, lo sa Paolo Maldini e lo sanno i tifosi, ma siccome sognare non costa nulla e siccome in un’annata strana come questa tutto può accadere, è cosa buona e giusta che la compagine milanista aumenti la fiducia, la grinta e la voglia di vincere, perché forse parlare di scudetto è prematuro, ma quell’obiettivo presto o tardi dovrà tornare di moda a Milanello e i rossoneri dovranno arrivarci con alle spalle almeno un paio di campionati in cui il verbo vincere non si sia coniugato solamente al passato.
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