Analisi
Milan: gli snodi cruciali dell’Europa
MILANO – Il percorso del Milan per raggiungere la fase a gironi della Coppa Uefa è più lungo del previsto, con ben tre turni da superare per tornare in Europa dopo due anni di assenza. Alla squadra di Pioli non è bastato l’ottimo finale dello scorso campionato per raggiungere il quinto posto che avrebbe evitato ai rossoneri il poco allettante antipasto estivo, rischioso soprattutto per quanto riguarda il playoff finale che potrebbe presentare avversari ostici e per nulla semplici da battere, esattamente come accaduto un anno fa al Torino, eliminato proprio nell’ultimo turno preliminare dal Wolverhampton.
Ranking
Ma per il Milan l’approdo alla fase a gironi deve essere soltanto l’inizio di una strada da percorrere il più rapidamente possibile. L’assenza prolungata dall’Europa, infatti, ha fatto retrocedere il club milanista di numerose posizioni nel Ranking Uefa, il che significa che la compagine di Pioli corre il pericolo di incontrare nel suo percorso rivali sempre più temibili. Andare avanti, possibilmente almeno sino ai quarti di finale, permetterebbe invece al Milan (oltre a qualche guadagno economico) anche la risalita di qualche gradino nella scala Uefa.
Classifiche
Senza dimenticare, poi, che vincere la Coppa Uefa significa qualificarsi automaticamente per la successiva edizione della Coppa dei Campioni, il vero obiettivo della società, raggiungibile anche col quarto posto in campionato. Ma, come detto, senza guadagnare qualche posizione, il Milan rischia ad oggi di essere inserito in terza o quarta fascia, col concreto pericolo di aver vita breve in un girone con una big (Bayern Monaco, Real Madrid o simili) ed una squadra di livello appena inferiore (Atletico Madrid, Borussia Dortmund o Chelsea).
Esperienza
E poi c’è l’esperienza: a parte Ibrahimovic, in pochi hanno disputato gare europee di primo piano e a gente come Donnarumma e Romagnoli, ad esempio, serve assolutamente l’inserimento di gare internazionali nel loro cammino. Come ha dimostrato la gara dei quarti di finale di due anni fa contro l’Arsenal, infatti, il Milan ad oggi è una formazione immatura a certi livelli, incapace di capire i momenti della partita, di gestire la tensione, l’emozione, persino i tifosi di San Siro quella volta apparvero arrugginiti dopo anni di eventi mediocri a cui avevano assistito loro malgrado.
Nome
Infine, quello che oggi chiamano brand e che sarebbe invece più opportuno definire in italiano, marchio. Il marchio Milan è ancora celebre e blasonato, tanto in Italia quanto all’estero, ma nelle coppe europee i rossoneri sono latitanti: dal 2013 al 2020, il club milanista ha partecipato in sole tre occasioni ai tornei continentali, una volta in Coppa Campioni (2013-2014) e due in Uefa (2017-2018 e 2018-2019). Solamente 12 anni fa il Milan era primo nel Ranking, oggi ha bisogno di ricostruirsi nome e credibilità, un po’ come la Ferrari in Formula 1. Perché nello sport non basta dire “Io ero“, ma è necessario che a contare sia l’oggi, che la storia sia riscritta e non soltanto letta.
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